Di Flavio Verzola.
Il rapporto tra nonni e nipoti è qualcosa di davvero speciale, unico. Va ben oltre il semplice legame di sangue: è una connessione che ci completa, che ci migliora come persone. I nonni sono molto più delle diecimila lire accartocciate passate di nascosto: sono un rifugio sicuro, un modello silenzioso di ciò che un genitore vorrebbe essere, ma che spesso non può, travolto dagli impegni e dalle responsabilità della vita.
Chi ha avuto il privilegio di crescere con i propri nonni, col tempo si accorge di quanto quei momenti siano stati fondamentali. Quando ci si avvicina all’età che avevano loro quando noi eravamo bambini, si inizia a comprendere davvero il valore di quei silenzi, di quegli abbracci, di quei piccoli gesti che oggi vorremmo tanto poter rivivere. Ricordi che tornano alla mente: la manovella della pasta, le giornate di pesca col nonno, o quelle serate in cui ti faceva ascoltare il jazz americano, tra Lionel Hampton, Benny Goodman e Louis Armstrong. Allora non lo capivi, oggi sì: quei momenti erano, e resteranno, unici e irripetibili.
Tra campo e cuore
Vediamo i nostri ragazzi in maglia nerazzurra come supereroi, dimenticandoci troppo spesso che dietro foto e video ci sono semplicemente giovani uomini che giocano a pallone. Con i loro affetti, le loro fragilità, le loro paure. Davide Frattesi ha vissuto il dolore della perdita della sua amatissima nonna, come è capitato a molti di noi. In quei momenti, la fama e i soldi non contano: il dolore è lo stesso per tutti. Col tempo, la serenità torna. Il vuoto si addolcisce nei ricordi condivisi.
Frattesi, spesso criticato e messo in discussione, ci ha regalato una gioia indimenticabile: il gol in terra bavarese, simbolo di una stagione che ha davvero qualcosa di miracoloso. Nulla è scontato, e ora arrivano i momenti decisivi: siamo al pavé della Parigi-Roubaix, sulle salite che fanno la storia. Basta un attimo per cadere, un piccolo errore per compromettere tutto. Eppure questa squadra, per voglia, determinazione e spirito di gruppo, ha già vinto.
Dopo la straordinaria impresa in casa del Bayern, è arrivato il Cagliari. Un match trappola, piazzato prima del ritorno a San Siro. Contro i tedeschi sarà ancora battaglia, il vantaggio non basta: servirà ancora una volta gettare il cuore oltre l’ostacolo. Oggi compie gli anni Nicolino Berti, simbolo di una generazione che non si arrendeva mai. Impossibile non ricordare la sua cavalcata trionfale o la celebre testata di Augenthaler. Momenti di grande intensità, da cui imparare a tenere alta la guardia.
Il popolo nerazzurro e le sue certezze
Nel frattempo, tra chi ci dà per spacciati e chi parla di passeggiata (pronto a distruggerci in caso di caduta), il popolo del calcio si divide. I gufi tremano all’idea che si possa vincere ancora, e si affannano tra scongiuri e macumbe. Se queste si trasformeranno in boomerang, sarà il tempo a dirlo. Ma una cosa è certa: noi abbiamo delle certezze, e ci aggrappiamo ad esse con forza. La squadra è compatta, determinata e concentrata. Esiste una chimica rara tra i giocatori, il mister, la società e i tifosi. Una miscela potente, capace di travolgere tutto.
Contro il Cagliari si è vista un’Inter solida, determinata. Marko Arnautovic, da “ruota di scorta” a risorsa inattesa, ha ribaltato ogni pronostico. Sembrava ai margini, oggi è protagonista. Gol pesanti, fiducia del tecnico e del gruppo: la sua autostima è tornata a brillare. Nel 2010 era un giovane spettatore, oggi ha la chance di essere protagonista di un sogno. E farà di tutto per coglierla.
Il campionato resta pieno di insidie. Un secondo di distrazione e ti travolgono. Se abbassi la concentrazione, ogni squadra sembra il Real Madrid, ogni attaccante diventa Mbappé. Contro il Cagliari, dopo un primo tempo devastante, solita partenza lenta nella ripresa. La stanchezza si fa sentire: giocare ogni tre giorni, con questa intensità, prosciuga corpo e mente. Per fortuna c’è De Vrij a salvare su Piccoli, e Bisseck che incorna con prepotenza il gol che ci tiene vivi.
Con coraggio, fino alla fine
Inzaghi, come una nonna in tempo di guerra, riesce a far rendere ogni risorsa al massimo. Ci arrangiamo con quello che abbiamo, e finora è bastato. Se continuerà a esserlo, lo scopriremo solo vivendo. Non c’è tempo per ascoltare le cassandre o i gufi: mentre tutti sognano di essere al nostro posto, noi ce la giocheremo fino in fondo, contro tutto e tutti.
Gli Austriaci governano Milano? Ricordiamoci le Cinque Giornate. Sulla facciata di Palazzo Acerbi, a Milano, c’è ancora una palla di cannone incastonata, con la targa che reca la data “20 marzo 1848”. Che sia un segno della storia?
Marcia avanti. Sempre.