Compleanno Mkhitaryan. Henrikh Mkhitaryan spegne oggi 35 candeline. Il club ha omaggiato sul proprio sito ufficiale il centrocampista armeno, ricordando i successi ottenuti insieme dal giorno del suo arrivo e pubblicando gli immancabili auguri. L'armeno, arrivato nell'estate del 2022 a parametro zero dalla Roma, nel corso delle sue due stagioni in nerazzurro ha fino ad ora sollevato al cielo una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana (chissà che domani non possano diventare due). Nella nota pubblicata dalla società viene ricordata anche la memorabile doppietta realizzata nel sentitissimo derby di Milano contro i cugini del Milan, contribuendo al 5-1 finale.

Compleanno Mkhitaryan: arrivato come jolly, è diventato insostituibile

Quando Mkhitaryan decise di non rinnovare il proprio contratto con la Roma per sposare la causa nerazzurra, i più pensarono che il nuovo ruolo dell'armeno sarebbe stato quello di quarto centrocampista della rosa. L'idea della dirigenza era quella di fornire a Inzaghi un giocatore di caratura internazionale, che all'occorrenza potesse far rifiatare i centrocampisti titolari. L'età anagrafica del tempo, 33 anni (fa ridere pensando cosa è tutt'ora a 35), lasciava presagire che quello fosse l'inizio del declino della sua carriera. Nessuno avrebbe scommesso anche un solo euro che sarebbe stato in grado di togliere il posto in mediana a uno tra Brozovic, Calhanoglu e Barella. L'immaginario collettivo era convinto del fatto che si sarebbe potuto rivelare utile negli ultimi 20 minuti di partita e che avrebbe potuto giocare qualche partita dall'inizio contro le piccole. Forse l'unico che avrebbe puntato quell'euro era il suo allenatore, Simone Inzaghi. Il tecnico dei nerazzurri aveva sempre ammirato Mkhitaryan e, non appena si è presentata la possibilità di poterlo allenare, non si è lasciato scappare l'opportunità di inserirlo nella sua rosa. Inzaghi aveva sempre reputato le caratteristiche dell'armeno assolutamente congeniali al suo gioco e oggi possiamo dire che avesse ragione. Mkhitaryan, dopo aver lottato con un guaio muscolare all'inizio della sua prima stagione, si è pian piano preso l'Inter a suon di ottime prestazioni. È stato abile nello sfruttare gli acciacchi di Brozovic nella prima parte di campionato scorsa, rubandogli il posto da titolare. L'inserimento dell'armeno nell'11 iniziale ha anche consentito lo spostamento di Calhanoglu in cabina di regia, ruolo in cui oggi è tra i primi nel mondo. Quello formato da Mkhitaryan, Barella e Calhanoglu è ad oggi uno dei centrocampi più forti d'Europa e del mondo. La triade inventata da Simone Inzaghi gioca un calcio bellissimo, con automatismi che ormai vengono naturali. Delle mezzali presenti in rosa, Mkhitaryan il meno sostituibile per il suo tecnico. È ampiamente il più utilizzato nel ruolo, con 1613 minuti disputati nelle prime 20 giornate di Serie A. Anche un mostro sacro come Barella (persino 8 anni più giovane) ha disputato meno minuti dell'armeno in campionato.

Il rimpianto e la voglia di riprovarci

Quello che sarebbe dovuto essere il quarto centrocampista della rosa si è in realtà rivelato uno degli uomini più decisivi nella corsa che l'anno scorso ha portato l'Inter in finale di Champions League. Nella scorsa edizione della Champions League Mkhitaryan ha messo a referto due goal importantissimi, che hanno contribuito alla cavalcata dei nerazzurri nella competizione. Il primo l'ha segnato contro il Viktoria Plzen nella fase a gironi. È stato il goal dell'1-0, che di fatto sanciva il passaggio dei nerazzurri agli ottavi di finale. Il secondo è arrivato in semifinale, nella gara di andata dell'Euro-derby contro il Milan. La sua rete, arrivato pochi minuti dopo quello di Dzeko, ha portato il risultato sul 2-0 ed è stato decisivo per il passaggio del turno. Proprio nel corso della semifinale di ritorno l'armeno si infortunò. La diagnosi fu uno shock: risentimento muscolare e finale di Champions League a rischio. Alla fine quella partita riuscì a giocarla grazie ad un recupero in tempi record. Entrò nel corso della ripresa e non al 100% della condizione fisica. Molti interisti ancora oggi si chiedono se le cose sarebbero potute andare diversamente con l'armeno in campo dal primo minuto assieme a Barella e a Calhanoglu. Purtroppo non si potrà mai sapere e l'unica certezza è che l'Inter quella finale l'ha persa. Questo inizio di campionato e la consapevolezza dimostrata dalla squadra tuttavia sono di buon auspicio. Inzaghi e i suoi uomini hanno un conto in sospeso con la Champions League. Tutto l'ambiente desidera di andare a Wembley a giocarsi un'altra finale, stavolta per sollevare quella coppa ed entrare nella storia e con Mkhitaryan in campo.
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Alessandro "Spillo" Altobelli