giovedì, Novembre 7, 2024

Campionato italiano serie A 1988/1989 Inter-Napoli 2 – 1

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Il match dello scudetto dei record

Se c’è stato un periodo nella storia del calcio italiano in cui affrontare una squadra del Sud poteva voler dire giocarsi la possibilità di vincere qualcosa, allora stiamo parlando degli anni ’80, e precisamente della seconda metà di quel decennio. Se nella prima era stata la Roma a dar filo da torcere alle potenze del Nord, dal 1985 è il Napoli a travestirsi da spauracchio e a dar vita a campionati epici, fregiati anche dalla simpatia che mezza Italia aveva per una  squadra che, guidata dalla stella più grande dell’universo calcistico, provava a sovvertire i pronostici più scontati.

Ma quelli non erano solo gli anni del Napoli di Maradona. Già, perché nel freddo della città della Madonnina prendeva forma quella che sarebbe diventata una leggenda del calcio, quella del Milan degli olandesi: una compagine che, spiace dirlo, ha rappresentato probabilmente al meglio l’insieme degli elementi che caratterizzano il gioco del calcio. Van Basten e compagni collezionavano scudetti e finali di Coppa Campioni, senza quasi dare la possibilità ad altri club di sognare una vittoria.

E’ in questo contesto che si inserisce una favoletta destinata a rimanere negli annali del calcio, perché rappresenta una delle poche eccezioni negli anni bui, una di quelle brevi e memorabili parentesi nerazzurre che lasciano il segno: questa è l’Inter dei record.

Alla fine del campionato 1988/89 l’Inter avrà totalizzto ben 58 punti su 68 disponibili (una infinità negli anni dei 2 punti a vittoria) e si laureerà campione d’Italia con ben quattro gare d’anticipo rispetto al termine della stagione. La partita che vi vogliamo raccontare è proprio quella della matematica certezza, giocata in un San Siro in ristrutturazione contro i rivali partenopei. E’ il 28 maggio e l’undici del Trap è chiamato a cancellare dalla testa dei tifosi nerazzurri l’immagine di Franco Baresi che al Camp Nou, solo quattro giorni prima, aveva alzato la coppa dalle grandi orecchie. Per farlo è necessario battere proprio i più vicini in classifica: il Napoli si presenta al Meazza con 43 punti, sette in meno rispetto alla capolista, che vincendo si assicurerebbe il tredicesimo scudetto della sua storia. L’Inter scende in campo al completo, con Zenga in porta e una solida difesa che ha in Brehme l’uomo in più, spesso avanzato a centrocampo, dove Matthaus detta legge.

In attacco il capocannoniere Serena (22 gol per lui a fine campionato) e Ramòn Diaz. Anche il Napoli gioca con la migliore formazione possibile, con Maradona e Careca a finalizzare, assistiti da un centrocampo di cuore e muscoli, con Alemao, Carnevale e De Napoli. Il primo pericolo è proprio di marca azzurra: Careca riceve da Alemao a limite dell’area, triangola con Carnevale e tira di destro. Un grande Zenga gli dice di no e salva i padroni di casa. Nerazzurri che si svegliano poco dopo con Aldo Serena, il quale su un lancio dalle retrovie sfugge alla marcatura di Renica sulla sinistra ed entra in area. Diaz lo affianca nell’azione, ma il bomber veneto si intestardisce e preferisce sparare incredibilmente fuori. La partita è combattuta a centrocampo, dove Matthaus, inizialmente un po’ fuori dal match, non riesce sempre ad agre in interdizione e ripartenza contro i galvanizzati De Napoli e Alemao. Ma è ancora dell’Inter l’opportunità più ghiotta: dopo una serie di rimpalli, Brehme ha la meglio sulla corsia sinistra e riesce a mettere al centro, dove Diaz sbaglia tutto, mandando la sfera che finisce in curva. Al minuto 36 la scossa che cambia il match e il gol che non t’aspetti: Careca riceve un pallone sulla trequarti, lo fa rimbalzare per terra e fa partire uno strano bolide che si insacca nell’angolino.

E’ 1 a 0, e l’Inter a questo punto sembra dover rimandare la festa. Il primo tempo finisce così, con i nerazzurri un po’ storditi, ma alla ripresa del gioco, però, è tutta un’altra storia. Trapattoni inserisce Bianchi per Baresi, infoltendo il centrocampo per garantire sia uno schermo maggiore sul possibile contropiede avversario sia un appoggio in fase di costruzione. Il leitmotiv tattico diventa il suggerimento per la punta centrale di turno (Diaz o Serena) che fa sponda per i compagni accorrenti. Ecco quindi che Berti ci prova una prima volta senza successo, mentre al secondo tentativo alla seconda la provvidenza lo assiste: il suo tiro viene deviato da Fusi e scavalca Giuliani. 1 a 1 e palla al centro.  Il Napoli prova a tener testa all’Inter, ormai piena di grinta per l’obiettivo ad un passo, e spaventa i 70mila cuori nerazzurri con il palo di Careca. Sul versante opposto, sempre dalla distanza, Brehme impegna di destro il portiere napoletano che smanaccia in calcio d’angolo con un grandissimo intervento. Questo è il preludio al gol. Al 39′ del secondo tempo l’arbitro fischia una punizione al limite dell’area in favore dei padroni di casa.

Agnolin fa battere una prima volta, ma la barriera si muove in anticipo, e Brehme è costretto a fermarsi e ripetere. La seconda volta la storia si ripete, e tra le proteste di Maradona e compagni il fischietto di Bassano del Grappa dice ancora che è tutto da rifare. La terza volta tira lo specialista Lothar Matthaus, che con tutta la rabbia centra l’angolino basso alla destra di Giuliani. E’ il gol che vale lo scudetto, il tredicesimo, dopo 10 anni. A San Siro può partire la festa, tra i complimenti degli avversari di tutta l’Italia calcistica e la gioia del Trap, dei giocatori e dei tifosi nerazzurri: è questa l’Inter dei record.

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