Fischi per Riva. L'Inter è riuscita ad aggiudicarsi il primo (e si spera non ultimo) trofeo della sua stagione. Ci è riuscita imponendosi sul Napoli con un risultato di 1-0. A risultare decisivo per i nerazzurri è stato, come al solito, Lautaro Martinez. Il capitano dei nerazzurri è stato bravissimo nello smarcarsi in area e nello sfruttare una grandissima palla messa in mezzo da Benjamin Pavard. Tuttavia la vittoria sopraggiunta nella serata di Riad ha un sapore agrodolce per tutti gli italiani innamorati del gioco del calcio. Pochi minuti prima del fischio d'inizio del match è stata annunciata la morte di una leggenda del calcio italiano come Gigi Riva.

Fischi per Riva: lo scempio durante il minuto di silenzio

Rombo di Tuono non è stato solo un campione. È stato a tutti gli effetti un fenomeno generazionale e le sue gesta sono state tramandate di generazione in generazione. Chiunque ha sentito parlare almeno una volta di lui, anche chi non nutre interesse nei confronti di questo sport. Il calcio è in grado di regalare storie meravigliose e quella di Gigi Riva fa parte di queste. Lombardo di nascita, coraggiosamente decise di abbandonare la sua terra per sposare la causa del Cagliari, all'epoca in Serie B. Il primo approccio con la Sardegna non fu facile, ma col tempo finì per innamorarsene, al punto da diventarne un figlio adottivo. Riuscì a portare il club in Serie A e a vincere un miracoloso scudetto. Divenne bandiera del club e ancora oggi è considerato essere il miglior giocatore della storia del Cagliari. Non furono rare le occasioni in cui ebbe la possibilità di approdare in club maggiormente rinomati, in cui avrebbe avuto senz'altro più possibilità di sollevare ulteriori trofei, ma ha sempre detto di no. Troppo era l'amore per la terra che l'aveva accolto, cresciuto e reso leggenda. Le sue fortune non si limitarono solo alla squadra di club. Il suo nome è nella storia della Nazionale, di cui è il miglior realizzatore di tutti i tempi, con ben 35 goal messi a segno. Nessuno si neanche mai solamente avvicinato alle vette raggiunte da Gigi Riva. Insomma, per gli italiani non è un calciatore come un altro e la sua scomparsa non può essere vissuta come una delle tante. È giusto rendere omaggio sia al calciatore che all'uomo che è stato Rombo di Tuono. E quale migliore occasione se non durante la prestigiosa finale di Supercoppa Italiana a Riad? Prima del fischio d'inizio del secondo tempo, è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare Gigi Riva. C'è stato però un unico particolare che non è stato considerato: allo stadio la stragrande maggioranza dei "tifosi" presenti era di nazionalità araba. Probabilmente la totalità dei presenti non aveva neanche mai solo sentito il nome dell'ex bomber della Nazionale italiana. Dai televisori di tutta Italia è stato possibile sentire i copiosi fischi che sono durati tutto il tempo del raccoglimento. Uno trattamento disgustoso, che non meriterebbe nessuno, figuriamoci un campione come Gigi Riva.

Gli arabi possono comprare noi, ma non il nostro rispetto

Negli studi post-partita è stato subito precisato come i fischi non siano stati fatti con cattiveria, ma che siano giunti solo perché il minuto di commemorazione non fa parte della cultura araba. La spiegazione sta in piedi e va senza dubbio accettata in quanto tale, senza inasprirsi ulteriormente. Ma come siamo arrivati a giocare la Supercoppa in Oriente? L'Arabia Saudita negli anni si è macchiata di numerosi crimini. La totale assenza di diritti umani all'interno della Nazione è un fatto ormai risaputo e non si impegnano nemmeno granché per nasconderlo. Tuttavia da qualche anno la politica araba ha intrapreso una nuova strada. Hanno deciso di provare a ripulire l'immagine che il mondo ha di loro e hanno convenuto che il modo giusto per farlo fosse attraverso lo sport, in particolare per mezzo del calcio. Come farlo? Semplice, attraverso l'unica qualità che distingue il popolo arabo: il vil denaro. Hanno deciso di comprarsi letteralmente i campionati occidentali, provando a trasferirli in Oriente. È però doveroso fare delle riflessioni a tal proposito. Dal momento che gli arabi non intendono sporcarsi le proprie mani creando un loro movimento da zero, ma vogliono acquistare un prodotto già fatto e finito, è bene che i patti siano chiari. All'interno del pacchetto che comprano, non sono presenti solo squadre pronte a saziare il loro bisogno di intrattenimento. La cultura occidentale è intrinseca all'interno dello sport che intendono importare nei loro confini e dunque deve essere rispettata. Può suonare strano da quelle parti, ma qua abbiamo il vizio di celebrare le persone meritevoli di essere ricordate. Non a lungo, assolutamente. Solo un minuto. Solo sessanta secondi di ritardo rispetto alla naturale ripresa della partita. Nessuno pretendeva che si unissero al silenzio, visto che non fa parte della loro di culture. Allo stesso modo però nessuno si sarebbe aspettato che cominciassero a fischiare, sputando non solo sul ricordo di Gigi Riva, ma anche sull'intero movimento che loro stessi hanno acquistato. Hanno rovinato per sempre un momento toccante e che non tornerà più, macchiandone il ricordo per sempre. In un mondo normale il disprezzo dimostrato dai sauditi avrebbe posto la pietra tombale sui rapporti tra Arabia Saudita e Italia. Tuttavia le relazioni tra le due nazioni continueranno e nessuno tornerà più sull'accaduto. Infondo si sa, il mondo è regolato dal denaro e nulla vale come esso. È però bene precisare che gli arabi potranno comprare anche il nostro calcio, ma non il rispetto, quello va creato e non è facile. Sicuramente è complicato che uno Stato a cui è mancata l'umiltà di rimboccarsi le maniche per creare una propria storia sportiva possa riuscire nell'impresa.
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Alessandro "Spillo" Altobelli