A Milano, quel giorno, un temporale annunciò l’avanzata nerazzurra. Dienst fece giocare lo stesso.

I grandi Match: Inter-Benfica 1965. La conquista della seconda “Coppacampioni”
Helenio era assurto al ruolo di Cesare della nuova era morattiana. Sbarazzati del Liverpool mentre il Benfica, tra gli altri, aveva mandato a casa Real Madrid e Vasas. Eusebio era il prezzo del biglietto. La pioggia nulla potè sul cuore caldo dei milanesi e gli italiani affollavano ogni luogo per vedere tutto in diretta. Bedin andava sulla “pantera del Mozambico”, Burgnich agiva su Simoes e Guarneri si occupava della punta Torres. L’attenzione era massima su Coluna che era la ragione guida delle azioni portoghesi. Anche Germano dirigeva sapientemente; lui incarnava una delle anime, parte essenziale dei lusitani. Il Benfica era squadra dal valore incommensurabile per riprendere alcune parole della Gazzetta. Puoi capire il valore complessivo della squadra nerazzurra solo ammirando quel Benfica. Il campo, complice la pioggia, era acqua allo stato puro; difficile tutto, anche il controllo o un semplice appoggio nascondevano insidie. Quelli che non ragionarono più erano i tifosi perché al 42’ del primo tempo l’Inter abbraccia gli dei. Facchetti lancia in avanti, dialogano a stretto contatto Corso e Mazzola per servire Jair da cui parte un tiro neanche tanto forte ma quanto basta per passare tra le gambe di Costa Pereira. L’Inter di H.H era dominio, possesso totale di un pallone che in tre secondi era concepito per piegare il fronte avversario. La trincea era un pubblico variegato che amava. Beneamata ancora una volta e non a caso.
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