La crescita di Nicolò Barella con il lavoro di Simone Inzaghi: meno gol ma quanta importanza in mezzo al campo. Diventare vice-capitano di una squadra come l'Inter non è di certo cosa da tutti, e forse anche questo ha responsabilizzato ancora di più il centrocampista italiano.  Arrivato al suo quinto anno in nerazzurro, il numero 23 ha raggiunto un ulteriore step alla sua crescita in un percorso che lo ha portato a una maggiore consapevolezza nei propri mezzi oltre che una maggiore importanza in mezzo al campo. A livello statistico si contano, al momento, meno gol e meno assist rispetto alle passate stagioni ma una quantità infinita di palloni toccati e una centralità nel gioco in entrambe le fasi, sia di impostazione che di interdizione.

Il nuovo Barella, come è cambiato il suo ruolo

Nicolo Barella Capitano In questi anni abbiamo assistito all'evoluzione del calciatore sardo, arrivato in punta di piedi nel primo anno di Conte e diventato nel tempo una pedina fondamentale nello scacchiere tattico del tecnico salentino prima, e di Inzaghi poi. Una mezz'ala dotata di una fisicità importante (caratteristica che ancora oggi lo rende un motorino instancabile in mezzo al campo) capace di fare molto bene entrambe le fasi di gioco, ovvero recuperare palla e inserirsi in area di rigore. Queste sue caratteristiche lo hanno portato molto spesso sul tabellino dei marcatori ma gli sono valse anche l'etichetta di giocatore dal cartellino facile. Proprio la grinta che mette in campo è il marchio di fabbrica di Barella che, però, nel tempo ha smussato un pò questa sua indole irruenta, diventando un abile interdittore dai pochi interventi ritenuti scorretti. L'apice della sua carriera lo sta vivendo in quest'annata dove, complice anche una diversa interpretazione del suo ruolo in campo, è diventatato un vero e proprio tuttocampista. Barella è presente in ogni zona del campo, si abbassa sulla linea dei difensori sostituendosi momentaneamente al regista basso di turno (principalmente Calhanoglu) e si inserisce in maniera importante nella trequarti di campo avversaria per supportare la manovra offensiva dei nerazzurri. Macina chilometri su chilometri in ogni match e a fine partita non sembra mai stanco. A 27 anni, probabilmente, ha raggiunto la giusta maturita calcistica e, supportato anche da una squadra che si muove praticamente alla perfezione, ha anche trovato il suo posto ideale in mezzo al rettangolo verde, una posizione che lo pone al centro di tutte le manovre nerazzurre. Ora si appresta a concludere una stagione da assoluto protagonista che gli consegnerà, a meno di capovolgimenti ad oggi impensabili, il suo secondo Scudetto con la maglia nerazzurra, quello storico della seconda stella. Una stagione da incorniciare che lo ha fatto diventare il centrocampista più importante del paronama nazionale, e non solo. Gli occhi di molte squadre sono su di lui, ma difficilmente lascerà Milano: ha ancora diverse pagine di storia nerazzurra da scrivere.
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