Si può perdere, riconoscere la superiorità dell'avversario e continuare il proprio percorso di crescita. Perché così va il calcio. L'Inter è fuori dalla Champions League, eliminata da un Atletico Madrid che, molto semplicemente, ad oggi è una realtà più consolidata a livello europeo rispetto alla truppa di Inzaghi, nonostante la finale della scorsa stagione persa di misura con il Manchester City. Non è un dramma nemmeno ammettere che, al netto dei meritati elogi della stampa internazionale, Inzaghi è un allenatore con un'esperienza decisamente inferiore a Simeone, visto che il Cholo ha un curriculum denso di match da dentro o fuori in ambito europeo, oltre che un numero cospicuo di anni passati sulla panchina di una squadra costruita per competere ai più alti livelli.

La big picture dell'Inter

Quindi, in un'annata fin qui trionfale, fa male uscire agli ottavi contro un avversario sulla carta abbordabile? Ovvio che sì, ma è vero anche che la sconfitta di mercoledì sera va considerata in un contesto più ampio, e cioè il ciclo nerazzurro che, dopo coppe Italia e supercoppe italiane, sta per portare in dote la seconda stella. Tale considerazione, ben lontana dall'essere una giustificazione per la brutta serata spagnola, fotografa in maniera oggettiva il lavoro della società e dello staff tecnico interista nelle ultime stagioni. In questi senso i risultati sul campo parlano chiaro, così come i bilanci di anno in anno meno in rosso e la crescita importante del valore della rosa. La delusione dei tifosi e gli inevitabili (e sacrosanti) sfottò di chi ama colori diversi dal nero e dall'azzurro, sono elementi che non possono sbilanciare di un millimetro le considerazioni di giornalisti e commentatori, a cui è richiesta una capacità di analisi abbastanza raffinata da consentire loro di vedere almeno oltre il palmo della propria mano, cosa che non sempre avviene, spesso anche per opportunità. Gridare al fallimento dopo l'eliminazione di Madrid, infatti, è indubbiamente redditizio in termini di click e visualizzazioni, almeno nel breve periodo, ma pure un'operazione intellettualmente disonesta. zhang chiama inter ucl

L'inciampo di Madrid

Al Cívitas Metropolitano i nerazzurri hanno palesato alcuni limiti che fino a mercoledì sera erano stati dimenticati da tifosi e media a seguito della serie impressionante di vittorie in campionato. L'Atletico Madrid ha avuto il merito (e in parte anche la fortuna) di spostare il tappeto sotto cui l'Inter aveva nascosto la polvere. Che magari non era tantissima, ma c'era. Nel ritorno degli ottavi, ad esempio, sono apparsi evidenti alcuni difetti strutturali della rosa (almeno se si vuole competere con le big europee), primo tra tutti la mancanza di alternative credibili alla coppia di attaccanti titolari: con Arnautovic ancora una volta fuori gioco per un problema fisico, Inzaghi ha potuto contare soltanto su Sanchez, un calciatore di altissimo livello ma decisamente in fase calante e non certo dal 2023/2024. Restando al reparto avanzato, Thuram, arrivato a parametro zero, è inarrestabile in Serie A, ma non ha ancora un pedigree tale da fare di lui una certezza assoluta, specie in match in cui i singoli episodi possono essere determinanti (vedi il gol che il francese si è divorato a Madrid nella ripresa). Non va dimenticato, del resto, che nel corso della passata stagione la mancanza di lucidità sotto porta aveva causato una crisi di risultati (molto più che di gioco) talmente netta da mettere in discussione la posizione di Inzaghi.

Cosa resta da fare

Pur fornendo una prestazione al di sotto dello standard degli ultimi mesi, Lautaro e compagni sono stati eliminati ai rigori da una habitué della Champions League, una società che ha risorse economiche superiori e calciatori di livello mondiale. Ci può stare. L'importante ora è continuare il processo di crescita che ha portato l'Inter ad arricchire la bacheca dopo un lunghissimo periodo di digiuno. L'accoppiata Marotta-Inzaghi è la miglior polizza assicurativa per i tifosi interisti: non sarà un ottavo di finale perso a sconvolgere gli equilibri di un ambiente che ha ritrovato fiducia e vittorie grazie a un dirigente e un allenatore che già per quanto fatto fin qui hanno scritto pagine pregiate della storia interista.
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Alessandro "Spillo" Altobelli