In questi giorni non si parla d'altro se non dell'operazione che ha portato agli arresti di numerosi esponenti delle tifoserie di Inter e Milan. I club sono ora in una posizione delicata, chiamati a dimostrare la loro completa estraneità agli illeciti commessi, quando vi è già qualcuno che, purtroppo, estraneo a tutto non lo è. 

Chi sono le vere vittime?

Ad accusare maggiormente il colpo di anni in cui tutto è stato sotterrato prima di venir fuori sono stati i tifosi. Come si evince da alcune delle intercettazioni degli arrestati, il tifo organizzato ha lucrato e non poco sulla passione dei sostenitori, eccone un esempio: “I biglietti costano 80 euro, tu li rivendi ad 800”. 

Un modus operandi che la gente non ha meritato, quella gente che avrebbe voluto solamente recarsi allo stadio per vivere l'esperienza dell'esserci, magari con amici e cari, la stessa che poi si è ritrovata dinanzi ad un qualcosa di deplorevole. 

A porre l'accento su tale condizione dei tifosi è stato Tuttosport, che ha sentito l'esigenza di dare visibilità alla gente che è sembrata passare in secondo piano nonostante fosse la prima vittima, e il giornale lo ha fatto battendo quanto segue: “La verità è che la parte lesa sono i tifosi. Quelli veri ovviamente, quelli che possono definirsi tali perché amano la loro squadra del cuore e per lei spendono i loro soldi, non li guadagnano. O, meglio, non li rubano. Il listino prezzi della vergogna, lo squallido cinismo di chi sa perfettamente quanto si può lucrare sulla passione della gente, perché quando un tifoso vero dice “pagherei qualsiasi cifra per vedere la finale di Champions della mia squadra del cuore”, dice sul serio e, purtroppo, trova chi se ne approfitta”. Ora chi di dovere deciderà il da farsi, chi ha sbagliato pagherà, ma nessuno ripagherà (moralmente) le vittime

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