La dirigenza dell’Inter, in questi ultimi 5 anni, ha operato con oculatezza sul fronte mercato cercando sempre di trovare le migliori soluzioni disponibili per intaccare il meno possibile il valore di una rosa che, allo stato attuale, è seconda solo al Napoli fresco vincitore del tricolore. Ma riavvolgiamo un po’ il nastro, e torniamo indietro all’insediamento in dirigenza di quello che, a detta di tutti, è il vero artefice di questo capolavoro manageriale, ovvero Giuseppe Marotta. Marotta arriva all’Inter nel 2018 e subito si deve confrontare con una grana esplosa nello spogliatoio nerazzurro e che sta minando una serie di equilibri di squadra. Mauro Icardi, il capitano di quell’Inter di Spalletti, inizia a manifestare dei “mal di pancia” dovuti principalmente per via di un rinnovo che non avviene alle condizioni per cui il giocatore argentino e il suo procuratore, la moglie Wanda Nara, si stanno muovendo da tempo. E’ una grana di non poco conto quella che si trova a gestire il neo Amministratore Delegato nerazzurro perché, in fondo, non parliamo di uno dei giocatori della rosa, ma parliamo del simbolo di quell’Inter. È una storia difficile da gestire ma, soprattutto, difficile da digerire per tutti i tifosi nerazzurri che si sentono “traditi” dal comportamento di Maurito il quale, da li a poco, sarà coinvolto in una serie di circostanze (comunicazioni via e-mail, finti infortuni, ecc..) che lo metteranno in cattiva luce agli occhi di chi, fino a poco prima, urlava a squarciagola il suo nome dagli spalti. Icardi, come abbiamo detto, non è uno qualunque. Icardi è il simbolo di quell’Inter, il capitano e goleador di una squadra che cercava pian piano di risalire la china dopo anni di buio. Il tifoso si sente, appunto, tradito dal comportamento dell’argentino e l’Inter decide di liberarsi del giocatore vendendolo al Paris Saint-German l’estate successiva. In quel momento l’Inter lancia in campo, in maniera definitiva, un altro argentino sbarcato da non molto a Milano. E’ Lautaro Martinez, attuale capitano dei nerazzurri, che inizia a mettere minuti nelle gambe proprio nella stagione in cui per Mauro Icardi si leggono più le assenze che le disponibilità in campo. Di fatto Icardi, complice anche la “sfuriata” mediatica di Luciano Spalletti durante un’intervista in cui gli si chiede del giocatore, non vedrà più il campo sino a fine anno, quando cioè sarà perfezionata la sua cessione in Francia.

Skriniar e Lukaku

Ma la storia dell’Inter da quel momento in avanti vede anche altri “tradimenti” calcistici, e per parlare di questi ci ritroviamo ai giorni nostri. Ci riferiamo a Skriniar e Lukaku, due giocatori che hanno voltato le spalle all’Inter, con motivazioni e modalità differenti. Lo slovacco ha deciso di non rinnovare il suo contratto in scadenza con i nerazzurri e, ironia della sorte, anche lui ha fatto questa scelta quando sul braccio indossava la famigerata fascia di capitano. Un simbolo di appartenenza e senso di responsabilità che in questi due casi sembra non aver avuto in alcun modo questa funzione. Il belga, dal canto suo, ha probabilmente fatto di peggio. L’Inter nella sessione estiva ha operato in modo da far coincidere in maniera perfetta i pezzi del puzzle che dovevano portare in via definitiva Romelu Lukaku in nerazzurro ma quest’ultimo, a trattativa quasi conclusa, ha deciso bene di far sparire le sue tracce e risultare irraggiungibile sia ai dirigenti di Viale della Liberazione sia, addirittura, ai suoi compagni, gli stessi con cui fino a poco tempo prima condivideva spogliatoio, risate, eventi personali. Quello che ne è seguito poi è una naturale conseguenza. Icardi, Skriniar e Lukaku sono tre casi diversi ma con uno stesso fine ultimo, ovvero il “tradimento” calcistico. Sarebbe una risposta assolutamente personale quella di definirne uno peggiore rispetto agli altri, ed è per questo che nel cuore del tifoso nerazzurro dovrebbe prevalere per tutti e tre la stessa cosa: l’indifferenza.
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Alessandro "Spillo" Altobelli