Shaqiri tra club e nazionale. La stagione del calcio internazionale è qualcosa di insolito, unico nel suo genere, somigliante per certi versi allo sport che siamo abituati a vedere ma allo stesso tempo diretta su un binario parallelo verso un'altra destinazione. Questa stagione è quella delle nuove promesse che si mettono in luce su un palcoscenico ancora più grande, dei campioni che si ritrovano dopo mesi di partite in diversi campionati e, perché no, del ritorno alla gloria di vecchie conoscenze. Perché per quanto esistano campioni in club e in nazionale, infatti, sono in molti i calciatori ricordati per la disparità di prestazioni offerte con i propri colori e con quelli indossati per contratto: fenomeni in nazionale che si perdono in campionato, comete che illuminano le estati di calcio mondiale ma che non riescono proprio a brillare d'inverno. I veri appassionati di calcio, a questo proposito, ricordano ad esempio l'insuperabile Ochoa con il Messico o il gigante Orange Weghorst, ma chi proprio non si può dimenticare è l'ex nerazzurro Xherdan Shaqiri.

Nei club non graffia, in Svizzera vola: la storia di Shaqiri

Il bellissimo gol contro la Scozia nel pareggio per 1-1 è solamente l'ultimo di una lunga serie di ricordi positivi di Shaqiri indossando la maglia della nazionale elvetica. Se esistesse solo il calcio internazionale, la storia di Xherdan sarebbe molto diversa: tanta fantasia, indipendenza in campo, intesa con i compagni, classe, talento e reti capolavoro. Le prestazioni da fuoriclasse dell'ex nerazzurro con la Svizzera sono un appuntamento fisso ogni due anni: Mondiale o Europeo che sia lui risponde presente e lotta da campione per il proprio paese. Per il fantasista di origini albanesi sono in totale 124 le presenze in nazionale, secondo nella classifica all-time, e 32 le reti, che lo rendono il quarto miglior marcatore svizzero di sempre. Non male per uno che, solitamente, gioca largo sulla fascia o appena dietro alle vere e proprie punte, ma non male soprattutto per uno che, invece, nei club non ha mai trovato troppa fortuna. Solo 81 presenze in Germania con il colosso Bayern Monaco nel corso di tre stagioni, in cui era progressivamente stato confinato al ruolo di riserva di lusso, ma l'esperienza all'Inter appena successiva non era stata molto più esaltante: 20 partite e appena 3 reti segnate. Dopo una parentesi allo Stoke City ecco l'interesse di un'alta big, stavolta di Premier League: al Liverpool per lui tre stagioni in cui ha giocato 63 presenze e contato solo 6 gol, non lasciando un segno particolare nella squadra di Klopp. Dopo i Reds una piccola comparsata al Lione e poi è stata MLS con il contratto nei Chicago Fire, ma proprio quando il livello di Shaqiri sembrava essere troppo basso per l'Europa eccolo alzarsi in piedi sul palcoscenico internazionale e tornare a brillare con la Svizzera. Quale il segreto dietro alle sue prestazioni? Forse tanta fantasia ma anche tanta anarchia, una voglia di obbedire solo a se stesso in campo che lo ha fatto spesso essere in disaccordo con i suoi allenatori. Quello che è certo, però, è il suo talento, che almeno in nazionale è sempre stato costante e veramente pregevole, a tratti inspiegabile e soprendente.
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