Marotta Inter
Marotta Inter

Torna a parlare Beppe Marotta e come spesso succede le sue frasi non sono mai banali ma analizzano molto bene la situazione che sta vivendo il nostro calcio. 

Il presidente dell'Inter è intervenuto in uno speciale del Tg2 per parlare di stadi e della relativa questione degli impianti sportivi in Italia. 

Queste le sue prime parole al riguardo: “In passato le società di calcio erano spesso nelle mani di industriali, mecenati, che garantivano la sopravvivenza degli sport quasi come un debito sociale verso la collettività nella quale avevano avuto un grande successo. Oggi tutto questo non c'è più, per cui il modello da seguire è diventato un modello di business e da questo punto di vista le società debbono essere autosufficienti, seguendo il famoso concetto di sostenibilità”.

Due punti su cui il calcio italiano deve migliorare

Secondo Marotta il calcio italiano, ora che deve sostenersi con le proprie forze, dovrebbe puntare fortemente a rafforzarsi in due ambiti: aumentare i ricavi a livello di lega e di club e sbloccare i tanti progetti in cantiere di rinnovamento degli impianti sportivi o della costruzione di nuovi, come avviene nei campionati esteri che hanno superato il nostro. 

Sul primo tema, l'aumento dei ricavi, il presidente nerazzurro ha commentato così:

“ Tra le cose da migliorare ci sono la valorizzazione dei diritti televisivi, che va però di pari passo con lo spettacolo che il campionato sa offrire, e l'incremento degli introiti da match day, dalle partite vere e proprie, cercando di ottimizzare la presenza di spettatori nello stadio. Qui si apre un discorso che ci vede purtroppo fanalino di coda in Europa. Con uno stadio moderno in grado di garantire ospitalità e sicurezza, anche gli introiti potrebbero aumentare”.

Sulla questione stadi, che vede anche l'Inter interessata dopo le notizie su Rozzano e sulla ristrutturazione di San Siro, Marotta è netto:

“In Inghilterra non hanno avuto problemi ad abbattere un'icona come Wembley, in Italia si fatica ad abbattere qualsiasi tipo di strutture. Le difficoltà maggiori sono dovute alla troppa burocrazia, che prevede tanti passaggi e tante autorizzazioni. Per questo, prima di arrivare a un'autorizzazione finale, c'è quasi uno scoramento da parte di potenziali investitori, perche il tempo certamente non gioca a favore. Un rimedio? i grandi stadi sono interesse nazionale, e in quanto tali dovrebbero far capo al Ministero delle Infrastrutture. Nella pratica eviterei i passaggi in Comune, provincia, sovrintendenza e tutto questo iter burocratico. C'è troppa lentezza: ci vuole più immediatezza e meno burocrazia”.

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