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Ex nerazzurri Toldo. La capacità di adattarsi a ogni situazione, passando da protagonista assoluto a pilastro del gruppo, è stata una delle grandi qualità di una delle colonne portanti dell'Inter di inizio anni 2000. Non è mai facile per un calciatore, soprattutto per un portiere, accettare il ruolo di riserva, ma è ciò che accadde a Francesco Toldo proprio quando l'Inter stava per entrare in uno dei periodi più gloriosi della sua storia, dominando in Italia e in Europa. Nonostante questo cambiamento, l'estremo difensore veneto ha continuato a indossare la maglia con il numero 1, che lo contraddistinse anche quando divenne il secondo portiere.

Il più caro della storia

Francesco Toldo arriva all’Inter nell'estate 2001, ereditando una tradizione di grandi portieri: da Giuliano Sarti a Ivano Bordon, da Walter Zenga a Gianluca Pagliuca. Essere all’altezza di questi nomi non era semplice, ma l'ex portiere della Fiorentina aveva dimostrato di avere tutte le qualità necessarie per farlo. Dopo otto stagioni di altissimo livello nel capoluogo toscano, dove aveva vissuto serate memorabili, sia in maglia viola sia con la Nazionale, era pronto per la sfida nerazzurra. Una delle sue migliori prestazioni in viola rimane quella ammirata nella notte di Wembley contro l'Arsenal nella stagione 1999-00 mentre con l’Italia, indelebile rimane il ricordo della semifinale di Euro 2000 contro l’Olanda ad Amsterdam, vinta quasi da solo ipnotizzando i tulipani che riuscirono nell'impresa di sbagliare ben cinque rigori su sei tra tempi regolamentari e lotteria finale.

Toldo mantenne quel livello straordinario visto con la Fiorentina e in azzurro e questo giustificò l'investimento di oltre 50 miliardi di lire, come confermato dall'ex agente Andrea d'Amico: “Era un campione dentro e fuori dal campo che nel 2000 giocò un Europeo incredibile. L'Inter lo voleva a tutti i costi e con Cecchi Gori che aveva bisogno di monetizzare per le casse della Fiorentina, fu il primo nel suo ruolo a essere pagato così tanto. Fu un'operazione straordinaria”. 

Nella sua prima stagione in nerazzurro, si distinse non solo in Serie A ma anche in Coppa Uefa, soprattutto nella notte del Mestalla di Valencia dove, prima di essere espulso, fermò qualsiasi attacco degli spagnoli blindando lo 0-1 con cui la Beneamata espugnò la città dei pipistrelli con una vittoria dal sapore d'altri tempi. Tornando nei confini italiani, Toldo sfiorò lo scudetto nella stessa stagione e l’anno successivo contribuì a portare la squadra in semifinale di Champions League contro il Milan, dove il sogno nerazzurro si infranse sul gol di Shevchenko e sulle parati di Abbiati. La sua leadership vocale in campo, in particolare durante l'era di Hector Cuper, lo rese uno dei punti di riferimento della squadra e indimenticabile per i tifosi nerazzurri è l'exploit al 93' dell'estremo difensore contro la Juventus.

Eroe di riserva

Tutto cambiò con l’arrivo di Julio Cesar nel 2005, portiere brasiliano più giovane di otto anni. Toldo, però, accettò subito la nuova situazione, mostrando grande intelligenza e professionalità; non solo continuò a lavorare con dedizione, ma divenne anche un punto di riferimento per l'ex portiere del Flamengo, aiutandolo a crescere e a integrarsi al meglio nella squadra. Quando Roberto Mancini e successivamente José Mourinho decisero di concedergli qualche opportunità, Toldo si fece sempre trovare pronto.

L'ultima partita della sua carriera, nonostante venne vissuta interamente in panchina, fu la più dolce possibile: la finale di Champions League a Madrid nel 2010, dove l'Inter conquistò il leggendario Triplete. A 39 anni, Toldo alzò la Coppa dei Campioni e decise di chiudere la sua carriera da giocatore., mantenendo un legame indissolubile con l'Inter e contribuendo allo sviluppo del progetto "Inter Forever", che coinvolge gli ex calciatori nerazzurri in eventi e partite con altre leggende del calcio. Il motto "Una volta interista, interista per sempre" rappresenta perfettamente la sua dedizione al club.

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Nel 2018, Francesco Toldo è stato introdotto nella Hall of Fame dell'Inter, seguendo le orme di Walter Zenga. "Da grande potere a grande portiere" è un filo conduttore che lega i numeri uno della storia nerazzurra. Con le sue grandi mani, allenate sin da bambino nei fiumi del Veneto e nei campetti dove bloccava palloni contro il muro, Toldo ha scritto una pagina importante nella storia dell’Inter. La sua generosità, come dimostrato quando lasciò il gol del famoso Inter-Juventus a Vieri per aiutarlo a vincere la classifica marcatori, è stata una costante della sua carriera.

Con l'Inter, Toldo ha vinto cinque scudetti, una Champions League, tre Coppa Italia e tre Supercoppe Italiane, rendendo il suo legame con il club indissolubile anche dopo il ritiro. Oggi, è ambasciatore del progetto Inter Forever, continuando a rappresentare il mondo nerazzurro in tutto il mondo.

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