Da Angelillo ad Altobelli fino al più recente Adriano, la storia dell’Inter propone diversi giocatori illustri associabili alla lettera A. La passione sconfinata del tifoso nerazzurro però, vuole che una parte del suo cuore venga sempre occupato da calciatori albicelesti, anche quelli che non hanno scritto esattamente pagine memorabili della storia nerazzurra. Uno splendido esempio di giocatore al quale ogni interista non potrà che voler bene, è Matías Jesús Almeyda, uno dei volti più iconici della Beneamata dell’epoca morattiana. I postumi del 5 maggio e l’addio di Ronaldo, raccontano nel migliore dei modi quale fosse lo stato d’animo nell’estate del 2002, estate in cui El Pelado diventa un giocatore dell’Inter nell’ambito della trattativa che porta Adriano al Parma. Il suo innesto ha un significato ben preciso: pressing forsennato, solidità, corsa e recupero palla, il manifesto perfetto della garra sudamericana. Frenato da un grave infortunio, l'argentino non riesce a ripetere le prestazioni con le quali ha conquistato i tifosi di Lazio e Parma e nei due anni di militanza interista, collezionerà 47 presenze condite da un gol, splendido ed indimenticabile. In una fredda serata di novembre, il St. James Park di Newcastle fu teatro di una delle più emozionanti sinfonie europee dell’Inter di Cuper che riuscì ad imporsi con un roboante 4 a 1, mettendo una grossa ipoteca sulla qualificazione ai quarti di finale della Champions League. A siglare il gol del 2 a 0, ci pensò proprio Almeyda che con gran tiro dai 25 metri, trafisse un Given piuttosto fuori dai pali. La prestazione in terra d’Albione - impossibile non citare la rete iniziale di Morfeo - e il gran gol di Almeyda, ci dicono moltissimo di quella che era l’Inter di Cuper, una squadra capace di grandi imprese, ricordata però per le clamorose débacle. La carriera da giocatore di Almeyda, ebbe un tragico epilogo nel 2011 con la retrocessione in Primera B del suo amato River Plate. A condurre Los Millonarios nella risalita, ci pensò proprio Almeyda divenuto allenatore nel momento più triste della storia platense. Questa sua scelta così impopolare, è la perfetta fotografia che immortala il personaggio, prima giocatore poi allenatore, che non conosce il verbo rifiatare e ignora la possibilità di risparmiarsi. Il tifoso nerazzurro avrebbe voluto leggere lo striscione “Vogliamo 11 Almeyda” nella Curva Nord di San Siro, e non in quella dell'Olimpico. Il tifoso nerazzurro soffre nel riconoscere che un giocatore argentino non viene ricordato con i suoi colori. Il tifoso nerazzurro ricorderà per sempre quel gol in quella splendida notte di Champions. Il tifoso nerazzurro ha la consapevolezza che in quei 47 incontri, El Pelado non si è mai risparmiato. Matías Jesús Almeyda 47 volte nerazzurro, per sempre nerazzurro.

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Alessandro "Spillo" Altobelli