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Inter Torino Inzaghi Vanoli. Poche ore separano Inter e Torino dal fischio d'inizio della sfida di San Siro, in programma alle 20.45. I ragazzi di Inzaghi devono mantenere il trend positivo arrivato tra Serie A e Champions League con due vittorie condite da sette gol complessivi. Nerazzurri e granata, appaiati a braccetto al quinto posto in classifica con 11 punti ciascuno e chiamati a non fallire l'appuntamento per mantenere il passo del Napoli capoclassifica per restare nei quartieri alti della classifica, sono accomunate da una particolare anomalia.

Poca spesa tanta resa

Il dribbling, spesso considerato l'arma tattica più spettacolare e pericolosa del calcio, è una delle abilità che si apprende nei primi anni di carriera. Eppure per Inter e Torino, al momento a braccetto nei piani alti della Serie A, non sembra essere un elemento indispensabile per superare le linee difensive e avvicinarsi all’area avversaria. Infatti, le due formazioni sono tra le meno inclini all’uso del dribbling: l'Inter ha collezionato solo 14 dribbling riusciti in questo campionato, mentre il Torino ne ha 19. Numeri molto bassi se confrontati con altre squadre: la Juventus ne ha completati 48 mentre il Milan, primo in graduatoria, ne ha 49.

La bassa frequenza di dribbling della squadra di Simone Inzaghi, ultima di questa particolare classifica, può essere legata a diversi fattori quali schieramento di gioco e caratteristiche degli interpreti avversari ma anche le strategie difensive. Interessante, infatti, è la discrepanza tra il rendimento in campionato e quello in Champions League. Contro il Manchester City, ad esempio, l'Inter ha completato 6 dribbling, un numero superiore a quello registrato nelle ultime due partite di Serie A contro Udinese (2) e Milan (3). Contro la Stella Rossa, i nerazzurri hanno portato a termine ben 10 dribbling.

Nonostante questi dati, la mancanza di saltare l'avversario in campionato non rappresenta una preoccupazione per Simone Inzaghi. Il tecnico nerazzurro ha vinto lo Scudetto nella scorsa stagione con uno dei numeri più bassi di dribbling completati, trionfando nel derby vinto per 5-1 contro il Milan realizzando soltanto due dribbling riusciti in 90 minuti. Anche per il tecnico del Torino, Paolo Vanoli, la questione dribbling non è fonte di ansia. Quando gli è stato chiesto un commento a riguardo, ha risposto con ironia: “Siamo i penultimi per dribbling? L’ultima è l’Inter, quindi va bene così. Dipende sempre dal sistema di gioco e quello dell'Inter è un calcio corale.”

Sulle orme di Inzaghi

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Nel corso della sua gestione tecnica, Simone Inzaghi non ha quasi mai richiesto dal mercato giocatori particolarmente dotati nel dribbling, eccezion fatta per il solo Joaquín Correa, che però non ha soddisfatto le aspettative durante le stagioni trascorse in maglia nerazzurra, 2024-2025 compresa. Il tecnico piacentino ha dimostrato di preferire interpreti che, più che puntare sull’uno contro uno, siano abili nella lettura degli spazi e negli inserimenti senza palla. Un esempio di ciò è Davide Frattesi, il miglior dribblatore dell'Inter in questa stagione con quattro uomini saltati, seguito da Nicolò Barella e Lautaro Martinez, entrambi a quota tre.

Il gioco dell’Inter dimostra che il dribbling non è essenziale per segnare. La squadra di Inzaghi, infatti, ha saputo costruire azioni pericolose e finalizzare grazie a un sistema di gioco corale. Un esempio emblematico è l’azione vista l’anno scorso contro il Bologna, con il passaggio di Bastoni dal centro-sinistra per Bisseck dall’altro lato del campo, un assist che ha messo in luce la capacità dei difensori di partecipare attivamente alla manovra offensiva. Questo tipo di gioco a memoria, con movimenti sincronizzati e senza palla, permette all’Inter di aggirare collettivamente le contromosse avversarie, trovando spazi con passaggi e inserimenti.