Mancheranno due terzi della difesa titolare. I nazionali - tanti, europei e sudamericani - non potranno essere nelle migliori condizioni. Eppure l'Inter, questa Inter, non può temere l'impegno di domenica sera in casa della Juventus. Il motivo principale è che l'orchestra di Inzaghi ha raggiunto un grado di consapevolezza e maturità tale da consentirle di suonare a memoria lo spartito che ad oggi vale la vetta della classifica di Serie A. In partita secca, però, tutto può succedere e indubbiamente la pausa per le nazionali ha spezzato il ritmo indiavolato dei nerazzurri, che arrivano al Derby d'Italia reduci da una striscia di vittorie convincenti. Prima dello stop del campionato, Lautaro e compagni sembravano aver iniziato a progettare la prima fuga della stagione, approfittando soprattutto del rendimento incostante di Milan e Napoli. A differenza di rossoneri e azzurri, la squadra di Allegri ha saputo resistere al tentativo di allungo e domenica scenderà in campo potendo addirittura immaginare, vincendo, di chiudere il turno da capolista. L'Inter arriva all'Allianz Arena abbastanza incerottata, senza Bastoni, Pavard e probabilmente Cuadrado. Calhanoglu dovrebbe farcela ma non sarà al meglio. Anche la Juve ha i suoi bei problemi, specie a centrocampo, reparto che soffre e soffrirà, almeno fino al mercato di gennaio, per le squalifiche di Pogba e Fagioli. Ma al netto delle assenze da una parte e dall'altra, la sensazione è che Inter e Juventus stiano vivendo momenti diversi dei rispettivi progetti tecnici. La prima appare vicina all'apice di un ciclo che ha già arricchito la bacheca del club, la seconda è alla ricerca degli ultimi tasselli per passare da contender per il titolo a vera favorita. L'inizio di stagione dei nerazzurri è apparso il proseguimento del finale della scorsa: tolti lo scivolone con il Sassuolo e il mezzo passo falso con il Bologna, l'undici di Inzaghi è indubbiamente la squadra che più di tutte ha dato l'impressione di poter vincere contro chiunque in Italia. In questo primo scorcio del terzo anno del mister piacentino sulla panchina nerazzurra, l'Inter ha dimostrato a suon di punti che i difetti di affidabilità mostrati nelle scorse stagioni sono un ricordo sì presente ma ogni giorno più sbiadito. Ovviamente solo il tempo ci dirà se davvero la maturità piena è arrivata, ma al momento non esistono motivi per dubitarne. Ed è per questo che a Torino l'Inter va per vincere. Di più: se domenica sera Inzaghi dovesse ritrovarsi dietro Allegri in classifica, avrebbe comunque in mano un gruppo in grado di raggiungere l'obiettivo della seconda stella, pure dopo aver perso uno scontro diretto che da più parti viene presentato come fondamentale ma che nella sostanza dei numeri altro non è che una delle 38 tappe del cammino. Il corto muso di Allegri potrebbe colpire, non è da escludere, ma oggi l'Inter è ciò che i bianconeri aspirano a diventare: una grande squadra con alle spalle tante vittorie, trofei alzati al cielo e una dimensione europea consolidata.

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Alessandro "Spillo" Altobelli