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Accadde oggi lattina. Italia contro Germania, un binomio che a livello di sfide tra nazionali ha trovato il suo apice nella semifinale del mondiale 2006 quando gli Azzurri di Marcello Lippi inflissero ai padroni di casa una sconfitta, che definire cocente è limitativo per i tedeschi, che condusse poi Cannavaro e compagni a sollevare nel cielo di Berlino il quarto titolo mondiale. Una sfida ricca di storia anche a livello di club con otto affermazioni teutoniche tra Bayern Monaco (6) , Amburgo (1) e Borussia Dortmund (1) e 13 del Belpaese con Milan (7), Inter (3) e Juventus (2) rimaste impresse nella storia del calcio per episodi particolari e, spesso, decisivi.

La "Partita della Lattina"

Le memorie della semifinale dei Mondiali del 1970, in cui l'Italia di Valcareggi sconfisse la Germania Ovest per 4-3 nei tempi supplementari allo Stadio Azteca, sono ancora vivide. In questo contesto, il sorteggio degli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1971-1972 mise di fronte l'Inter, unica squadra italiana, e Borussia Mönchengladbach, squadra in ascesa e vincitrice della Bundesliga da due anni consecutivi. La sconfitta al mondiale messicano aveva lasciato un segno profondo sui calciatori tedeschi e, sotto la guida di Hennes Weisweiler, la formazione della Renania occidentale era fortemente decisa a dare una lezione ai prestigiosi colleghi nerazzurri, guidati da Giovanni Invernizzi, detto 'Robiolina'. 

Sebbene meno conosciuti, il Borussia era in possesso di giocatori di grande talento come l'altro Kaiser, Gunter Netzer, capitano e numero 10, che si erge come vero regista della squadra. Oltre all’iconico centrocampista dai lunghi capelli biondi, in difesa c'è Berti Vogts, che ha partecipato attivamente alla semifinale del 1970, mentre in attacco brillano i prolifici Jupp Heynckes e Ulrich Le Fevr. L'Inter si presenta al doppio confronto con il Borussia Mönchengladbach con un approccio rilassato, nonostante la sfida sia particolarmente sentita dalla squadra tedesca. Dopo aver vinto l'11° Scudetto l'anno precedente, i nerazzurri suscitarono perplessità per i nuovi acquisti estivi con i quali affrontare la campagna europea, dove tornarono dopo cinque anni e dopo aver facilmente eliminato l'AEK Atene ai sedicesimi, ma in Germania l’atmosfera è diversa.

Il 20 ottobre 1971, l'Inter decise di non pernottare a Mönchengladbach, ma a Colonia, raggiungendo la città solo il giorno della partita. Allo stadio Bökelberg, i Campioni d'Italia vennero sopraffatti dall'intenso ritmo imposto dai tedeschi che passarono subito in vantaggio al 7' con uno scatto bruciante di Heynckes che non lasciò scampo a Lido Vieri. L'Inter pareggiò quasi subito con Boninsegna, ma il Borussia tornò presto in vantaggio e si portò sul 2-1 ed è proprio qui che scoppierà il caos; al 29' una lattina colpì proprio “Boninmba”, costringendolo a lasciare il campo, sul quale nacquero accese polemiche.

L'arringa vincente

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Con Boninsegna sostituito da Ghio, oggetto misterioso del mercato estivo dell'Inter, un giovane Ivano Bordon in sostituzione di Lido Vieri e Jair infortunato che lascia la squadra in dieci uomini, la gara non venne interrotta e il Gladbach dilagò con altre cinque reti che portano al risultato finale di 7-1, una disfatta sul piano sportivo per l'Inter, ma che tutti in casa nerazzurra, al momento del fischio finale, erano convinti di ribaltare con la vittoria a tavolino proprio per il lancio della lattina.

Le testimonianze tedesche contrastarono nettamente con quelle degli italiani, definiti dai teutonici “vittime”, sostenendo che la lattina che colpì Boninsegna fosse vuota e accartocciata, e che il centravanti potesse continuare a giocare senza problemi. A chiarire la situazione è Alfeo Biagi, un giornalista italiano presente all'evento. "Tornai dalla Germania con il mio cappotto che era tutto macchiato di Coca-Cola. La lattina più famosa del calcio europeo colpì Boninsegna proprio sopra la mia testa, e ricordo gli spruzzi di liquido scuro brillare sotto le luci dei fari dello stadio".

Il presunto lanciatore, Manfred Kristein, venne arrestato mentre l'Inter, assediata dai tifosi locali, tornò nel proprio hotel solo a tarda notte. Con sorpresa, i dirigenti nerazzurri scoprirono che il regolamento UEFA, scritto in francese, non prevedeva la vittoria a tavolino, a differenza delle regole italiane. Inoltre, l'arbitro Dorpmans, durante la Commissione Disciplinare, confermò che il 7-1 era valido.

Franco Vanni, direttore sportivo dell'Inter, si recò dall'avvocato Peppino Prisco per avere chiarimenti e imbastire un eventuale ricorso. Prisco presentò il reclamo per annullare il risultato e richiedere la vittoria a tavolino con una arringa finale durata fino a mezzanotte e definita un vero e proprio capolavoro nella storia della giustizia sportiva. La Commissione, riunita a Ginevra il 29 ottobre 1971, si basò unicamente su testimonianze di giornalisti e racconti radiofonici ma nonostante le difficoltà, Prisco riuscì a dimostrare il danno subito dall'Inter e ottenne la ripetizione della partita. La Commissione inflisse anche una multa al Borussia e squalificò Mario Corso per sei giornate dopo un tentativo di aggressione al direttore di gara. La decisione fu confermata dalla Commissione d'Appello e l'Inter, dopo aver vinto 4-2 a San Siro e pareggiato 0-0 a Berlino, grazie a un insuperabile Ivano Bordon, che parò anche un rigore e una prestazione difensiva da manuale, si qualificò per i quarti di finale.

E la lattina? Recuperata dalla polizia, fu custodita dall'arbitro Dorpmans per anni prima di essere donata al Museo del calcio di Vitesse. Nel 2012, il Borussia Mönchengladbach la riacquisì, e ora è esposta nel Museo dei Puledri, testimonianza di una partita che ha lasciato il segno nella storia del calcio.

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