A cura di Flavio Verzola.
Canzone scritta nel 1963 dal musicista Tito Puente, ma resa immortale nella cover rock latino dei Santana nel 1970. Oye Como Va…. mi ritmo! Senti come va il mio ritmo! Una melodia dolce e accattivante, resa forte e decisa dalla chitarra di Carlos, ha dentro le sue note, anche qualcosa di sensuale, magari di un tango argentino di Bahia Blanca! Perché le parole in questo lunedì da leoni, anzi da Tori, si rincorrono come una corsa in un labirinto, che parte da una “Creuza de Ma” ligure, per sfociare in quel “ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” giusto in tempo per svegliarci dalla notte brava al Meazza, e vedere se ci sarà o meno il controsorpasso a pranzo, dopo il sorpasso a cena!
La partita con il Grifone è stata tiratissima e particolarmente emozionale per me, al punto che alla fine, ero distrutto dalla fatica e dall’ansia, nemmeno avessi giocato io! Ho letto di un opinionista interista che si lamentava della scarsa partecipazione del pubblico del Meazza. Effettivamente le scelte della società , orientate sempre di più al biglietto singolo che all’abbonamento, porta un pubblico che cambia partita dopo partita. E una buona parte viene a vedere l’Inter, una barra due volte all’anno, spendendo quello che si deve spendere, giusto per un selfie con la morosa! Lui la guarda speranzoso, lei interessata solo alle sue chat o ai vari social sul telefonino, invece che alla partita, quasi infastidita dal boato del tifo rimasto. Mentre noi imprechiamo, soffriamo, urliamo, ci danniamo la poca anima rimasta, e rischiamo l’infarto, l’unico loro interesse è quello di farsi vedere al loro mondo social. Qualche immagine che dimostra che al Meazza, c’erano anche loro, il risultato e la partita un dettaglio inutile. Sono quelli che arrivano cinque minuti a partita già iniziata, con il foglio in mano e lo sguardo di cerbiatto perso in foresta, fanno alzare tutta la fila, perché, maledetti loro, hanno il posto giusto in fondo! Sono quelli che, anche se ci sono tre gradi, dopo dieci minuti si devono dissetare con la pessima birra annacquata, e fanno di nuovo alzare la fila.
Ovviamente al quaranta stessa storia perché la birra tracannata necessita di evacuazione, e se aspettano la fine del primo tempo poi c’è una fila interminabile, ovviamente vanno via cinque minuti prima per evitare il traffico, e io mi domando, ma se stai a casa tua il traffico lo eviti del tutto! Prima o poi prenderò un daspo a vita per aver gettato qualcuno di codesti appena descritti, dal secondo al primo, tipo motorino atalantino!
Nel frattempo il Genoa si presenta tutt’altro che sottomesso, spuntano gli ex ancora legati ai colori, e Vieira si dimostra ancora unito ai suoi vecchi compagni, andando ad abbracciare Matrix. C’è Pinamonti, a cui auguriamo ogni bene perché se lo merita, ma solo per stasera, fa il bravo! Partiamo forte, perché la rabbia è tanta, mitigata dalle splendide notizie dalla Champions.
Vincere stasera vorrebbe dire sorpasso, aspettando la gita sul lago dei Pulcinella! L’Inter è ferita, e si vede, la buona partenza si spegne troppo presto, e loro sono compatti e arcigni. In porta abbiamo il Martinez loro ex, perché il nostro Sommer si è fratturato un dito in allenamento! Vediamo di che pasta è fatto, il nome promette bene, ma non possiamo negare un pizzico di apprensione. Se avessi ancora i capelli, si sarebbero drizzati, su qualche ardito giropalla difesa portiere, perché con il demone, il lancio alla Paganin è un sacrilegio, e vai di coronarie! Io bestemmio come un portuale del porto vecchio di Genova, mentre la tipa e il suo tipo, nella fila davanti, mangiano allegramente della roba orientale che odora di cane bagnato! E si fa male anche il grigliatore Correa, che pure qualche guizzo da giocatore di calcio, aveva mostrato.
Lauti è un leone in gabbia, anzi un Toro furibondo da rodeo, pronto a far polpette del malcapitato cowboy. Dovevamo saperlo che sarebbe stato un pomeriggio da Toro, che giusto nel prepartita nostro, aveva incornato il matador dal sigaro spento! Ma ormai le sconfitte della quarta squadra di Milano non fanno più notizia! Intanto dimentico l’affetto che ho per i colori rossoblu, per Genova dei miei nonni, per tutti gli amici fraterni dal cuore genoano, per le trofie al pesto, per la focaccia con le cipolle, mangiata mentre da Caricamento vai dai vicoli su verso piazza De Ferrari! Bando alla nostalgia e agli affetti, dobbiamo vincere e basta! Quando la folgore di Barella si infrange sul sette, l’ennesima invocazione al divino sorge spontanea! Finalmente il fortino cede, Chala pennella da corner, e chi se non il Toro, incorna di giustezza e mette in rete, esultando con tutta la rabbia in corpo, lui e noi con lui! Mentre arriva l’eco lontano di migliaia di gufi che crollano moribondi. Ovviamente sprechiamo l’impossibile nei minuti finali, altrimenti che gusto c’è a non soffrire fino alla fine? Al fischio finale è cosi tanta la sofferenza, da non riuscire nemmeno ad urlare la legittima soddisfazione.
La portiamo a casa nonostante che alcuni di noi, siano in palese riserva di energie. Una partita sporca e cattiva, tre punti che sono oro puro e sorpasso per una notte!
Da segnalare una prodigiosa opposizione di Martinez su Ekuban, che di testa sullo zero a zero, ha avuto l’unica palla veramente pericolosa per il Genoa!
Sveglia e colazione da capolista, rigorosamente al Var… scusate al Bar errore di battitura, attendendo il pranzo domenicale, particolarmente succulento. La cucina comasca di lago, per noi è sopraffina, invece risulta piuttosto indigesta ai partenopei. Mentre il fumantino salentino si strappa i capelli… finti… i suoi cadono sotto i colpi dei ragazzi terribili di Cesc Fabregas, che insegnava già calcio sul campo e ora fa altrettanto bene dalla panchina!
Oggi la coppa Italia, giusto per rompere i maroni, spero che Simone metta mezza primavera, perché sabato si va da capolista, sotto il Vesuvio per la resa dei Conte… Marcia Avanti!