Spagna-Italia negli anni. Uno scontro nel cuore del Mediterraneo, tra le arabeggianti città spagnole e gli stili classici e rinascimentali dei palazzi italiani, tra due paesi che hanno accolto in sé sempre tutte le influenze culturali possibili, tra storie fatte di dominazioni greche, romane, arabe e di scambi culturali reciproci. Da un lato il paese dell'Armada Invencible di re Filippo II, dall'altro il paese che affonda le sue radici nell'Impero romano che ha giocato un ruolo fondamentale per la civiltà occidentale. Ma il calcio è un'altra storia. Non altrettanto grande da poter competere con gli eventi di regni e imperi. Ma abbastanza da poter provare forti emozioni guardando Spagna-Italia: un classic clash del Vecchio Continente. Una partita che fa riemergere ricordi del recente passato delle due nazionali che rappresentano due fiori all'occhiello delle competizioni internazionali di UEFA e FIFA. Stasera, giovedì 20 giugno, alla Veltins Arena di Gelsenkirchen, Spagna e Italia si ritroveranno per affrontarsi in una nuova ed ennesima partita che potrebbe dare un primo verdetto per il girone B di Euro 2024. Un match che rievoca i ricordi delle nazionali che si sono affrontate negli anni, mentre il calcio mondiale si trasformava.

Spagna-Italia: tiki-taka contro catenaccio

Per raccontare come sono cambiate le due nazionali, partiamo dall'estate 2006. Annata molto cara a noi italiani, che siamo saliti sul tetto del mondo per la quarta volta nella storia grazie ad una squadra formata da figure leggendarie del calcio del Belpaese. Gli Azzurri che vinsero la finale del mondiale di Berlino contro la Francia erano guidati da Marcello Lippi e potevano contare su profili come Buffon in porta, mentre la difesa vedeva il capitano Cannavaro, nonché quinto pallone d'oro nella storia italiana, affiancato da Nesta, Materazzi, Zambrotta e Grosso. Al centrocampo, le geometrie di Pirlo e la fisicità di Gattuso, oltre al jolly Totti che si proiettava in attacco, insieme a Toni, Del Piero e Pippo Inzaghi. Una nazionale composta tipicamente di leggende, a detta di alcuni una delle più forti. Ma che, purtroppo, non ha saputo riconfermarsi negli anni a venire. Nel mentre, la Nazionale spagnola si ricostruiva, in un periodo in cui compariva sui grandi palcoscenici del calcio Pep Guardiola come allenatore del Barcellona. Probabilmente fu questo evento a cambiare il calcio moderno. Una sensazione che si respirava, però, anche da prima nella penisola iberica: la Furia roja iniziò la sua risalita con la vittoria di Euro 2008 contro la Germania, con la gestione di Luis Aragones. Il cambio di panchina dopo Euro 2008, però, non fermò la Spagna: con Vicente Del Bosque, gli iberici si aggiudicarono il mondiale di Sudafrica nel 2010, in una finale decisa da Andres Iniesta, di gran lunga il miglior centrocampista del momento nel panorama internazionale. Due anni dopo, la Nazionale di Del Bosque si aggiudicò la vittoria di Euro 2012: in finale proprio Spagna-Italia, vinta con un risultato pesantissimo (4 a 0). Negli anni, le due squadre hanno cambiato pelle. La Spagna, forte del nucleo vincente blaugrana, formatosi sotto le nuove idee di Guardiola, era ormai diventata la regina del tiki-taka. Un modo di giocare che il Barcellona - a cavallo tra anni 2000 e anni '1o - aveva perfezionato, ma che già nel 2006 con la gestione di Aragones, la Spagna aveva approfondito. Si tratta di un possesso e un giro palla perfetto, volto a far stancare l'avversario in continua ricerca del pallone, soprattutto per vie orizzontali e limitando le verticalizzazioni nel momento in cui si aprono degli spazi. Al contrario, l'Italia ha mantenuto per lunghi tempi lo stile del "catenaccio", tanto da averne la nomea nelle competizioni tra nazionali. Questa è una tattica, in realtà, che ha dominato dagli anni Quaranta agli anni Settanta, basandosi su uno stile prettamente difensivo. Fece da base per quel "calcio all'italiana", conosciuto anche come "zona mista" che faceva uso dell'applicazione di ogni giocatore della marcatura a zona in maniera sistematica. Stili che, nei primi anni del Terzo Millennio, sembravano riemergere nelle prestazioni della Nazionale italiana (tanto che alcuni giornalisti hanno dichiarato che Lippi vinse quel Mondiale nel 2006 applicando il catenaccio". A distanza di molti anni, però, il calcio si è trasformato ancora una volta. Il tiki-taka ha svolto il ruolo di base su cui i tecnici più luminari (tra cui ancora Guardiola) hanno cambiato le visioni tattiche del "gioco del pallone", diventando più fluido e più dinamico. Una trasformazione che sembra emergere anche nelle nazionali. La Spagna sta cercando di uscire dal dominio del tiki-taka, pur volendo optare per tenere il pallino del gioco e dare la palla velocemente, per affidarsi alla visione di gioco dei calciatori moderni (tra tutti Rodri, nonché una "creatura" di Guardiola al Manchester City). Anche l'Italia sente questa necessità di seguire le trasformazioni. Nonostante la gestione Mancini ha portato alla vittoria di Euro 2020, il calcio proposto dagli Azzurri non sembrava essere tipicamente moderno, ma basato molto sulla forza fisica e difensiva (esemplari, a tal proposito, i due centrali Bonucci e Chiellini). Diverso, invece, sembra il discorso dell'attuale gestione Spalletti: il tecnico toscano si è ritrovato a ricostruire una nazionale che, dopo la finale di Wembley vinta, ha mancato la qualificazione ai Mondiali del Qatar. La ricostruzione è proprio partita dal possesso e il giro palla, orientata alla fase offensiva e che sappia essere fluida (in particolar modo per la linea difensiva, che potrebbe passare da 3 a 4 o viceversa). A distanza di anni, Spagna e Italia rappresenta ancora un match storico, perché hanno influenzato con i loro campionati buona parte del calcio moderno. L'influenza spagnola è stata quella più dominante, mentre il campionato italiano ha subìto passivamente la trasformazione per anni. Oggi le due rappresentazioni nazionali potranno, però, giocare in un quadro in cui il calcio proposto è quello fluido e dinamico (con la speranza che porti bene agli Azzurri!).
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