La settimana che sta per finire, in chiave Champions League, è stata molto amara per l'Inter ed i suoi tifosi. In attesa della gara col Napoli di domani sera, proviamo ad addolcire il momento andando indietro nel tempo, esattamente a 14 anni fa. E' il 16 marzo del 2010. Una data destinata a rimanere nella storia dell'Inter. La squadra, allora guidata da Josè Mourinho, sfida il Chelsea nel ritorno degli ottavi di finale della massima competizione europea. Una competizione che in quegli anni, per l'Inter è veramente stregata. Ancora vivi sono i ricordi del goal di Arruabarrena a Villarreal, della rissa di Valencia e dell'eliminazione contro il Manchester United patita l'anno prima. Tutte queste cose avevano un filo conduttore comune: la prematura eliminazione dalla Champions League. Come l'anno precedente, il sorteggio degli ottavi non è proprio benevolo: di fronte c'è il Chelsea di Carlo Ancelotti, che di lì a breve sarebbe diventato campione d’Inghilterra. Una squadra, che nella sua rosa può annoverare campioni del calibro di Cech, Terry, Ashley Cole, Essien, Ballack, Lampard e Drogba. Nonostante questo, l'andata a Milano si conclude con una vittoria per 2-1 e fa vedere un'Inter più sfrontata e meno impaurita rispetto al passato. Il risultato, comunque, non può far dormire sonni tranquilli in vista del match di ritorno. A tutto questo si aggiunge la sconfitta di Catania nella partita di campionato immediatamente precedente al match di Stanford Bridge, con molte polemiche. L'Inter si sente braccata da una Roma in rimonta e sa che non può sbagliare in chiave europea.

Mourinho lo stratega: l'alba del 4-2-3-1 formato Triplete

Eto'o In quegli anni, Stanford Bridge per il Chelsea è un fortino. Lo sa bene Mourinho, che dall'agosto del 2004 al settembre del 2007 qui era stato di casa, portando molti trionfi ai Blues. Proprio per questo Massimo Moratti, nell'estate del 2008, lo aveva scelto per far fare all'Inter il famoso salto di qualità che mancava per raggiungere la vittoria in campo europeo, così come fece suo padre Angelo con il “mago” Helenio Herrera all’alba degli anni ‘60. Abbiamo già detto di come la vigilia fu molto tormentata in casa nerazzurra, in molti quindi si aspettavano che l'allenatore portoghese si affidasse al consolidato 4-3-1-2 per affrontare Ancelotti. Ed è qui che invece, ancora una volta, lo Special One sorprende tutti: 4-2-3-1 con Zanetti spostato sulla linea dei difensori e Eto'o-Pandev ai lati del principe Milito, con Sneijder pronto ad innescarli. Il Chelsea parte fortissimo, consapevole del fatto che anche un risicato 1-0 può qualificarlo. Ci provano tutti a ripetizione: Drogba, Ivanovic, Lampard. La difesa dell'Inter però, quella sera, rasenta la perfezione. Samuel e Lucio sono semplicemente perfetti, così come Cambiasso e Thiago Motta a loro protezione. Il primo tempo quindi scivola via, nonostante qualche apprensione dalle parti di Julio Cesar, con uno 0-0 che all'Inter va bene. Nella ripresa in molti si aspettano un assedio dei londinesi, ma qui ancora una volta la Beneamata sorprende, alzando il baricentro ed andando a cercare sempre con più insistenza la porta di Turnbull, titolare in quell'occasione a causa delle indisponibilità di Cech e Hilario. Dopo una buona occasione sprecata da Milito, la scena se la prende Samuel Eto'o. Il camerunense, che da poco ha compiuto 29 anni, raccoglie un lancio millimetrico di Sneijder e fulmina Turnbull con un destro di collo pieno che si infila precisamente nell'angolino basso di sinistra. Tutto questo proprio di fronte al settore ospiti, pieno di tifosi nerazzurri accorsi per l'occasione. La corsa del numero 9 verso i suoi sostenitori è liberatoria, proprio lui reduce da un momento poco felice con le critiche per lo scarso rendimento post Coppa d'Africa. La partita terminerà così, con l'Inter qualificata ai quarti di finale quattro anni dopo l'ultima volta. Questa volta però, a differenza del 2006, non ci sarà nessun Villarreal a rovinare la festa ai quarti di finale, in una stagione che si concluderà con la conquista della Champions League sul prato del "Santiago Bernabeu" di Madrid. Un attesa durata 45 lunghi anni. Una vittoria che certificò un Triplete storico per l'Inter e per il calcio italiano. Giusto quindi che la scena se la prenda il "Bernabeu", ma è altrettanto giusto ricordare che senza la zampata del "Re Leone" nella notte di Stanford Bridge, tutto questo non sarebbe mai accaduto.
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Alessandro "Spillo" Altobelli