Acerbi rilascia finalmente un'intervista esclusiva al Corriere dello Sport per rompere il silenzio riguardo al caso di Inter-Napoli che lo aveva visto coinvolto in un caos di polemiche con Juan Jesus. Il difensore dell'Inter si è finalmente espresso sugli insulti a sfondo razzista rivolti al brasiliano di cui era accusato, ora che è stato completamente assolto e che il caso è stato chiuso. L'ex Lazio ha subito esordito parlando di come siano stati difficili questi giorni: "Sono triste e dispiaciuto, secondo me abbiamo perso un po' tutti. Sono stati giorni davvero pesanti e le persone intorno a me dopo la sentenza hanno reagito come se fossi uscito di galera dopo dieci anni dentro". Riguardo al motivo per cui le sue parole arrivino solo ora, poi, Acerbi si è espresso così: "Ho sempre avuto fiducia nella giustizia ed era inutile alimentare un polverone che già era enorme, per questo non ho parlato prima"

Acerbi: "Weah il mio idolo, niente contro Juan Jesus, state umiliando una famiglia"

Acerbi e Juan Jesus che discutono Il difensore nerazzurro confessa di aver sentito tantissima pressione, soprattutto per come tutti hanno continuato ad aizzare un fuoco che sembrava potersi essere spento sul campo di gioco e ha invece creato una situazione molto infelice. Queste le parole con cui ha fatto chiarezza sul caso, partendo dai suoi idoli di infanzia: "Non sono mai stato razzista, il mio idolo era George Weah. Non ho niente contro Juan Jesus e mi dispiace anche per lui, ma è ingiusto dare del razzista a qualcuno per una parola fraintesa e continuare farlo anche dopo che è stato assolto". In una confessione toccante e profonda, poi, Acerbi ricorda i momenti difficili della sua malattia: "Il razzismo è una cosa seria, questa non è una lotta contro il razzismo. Il tumore che ho affrontato è stato più semplice di questa storia perché non avevo paura: l'accanimento contro di me in questi giorni mi ha fatto stare molto male". Il numero 15 nerazzurro parla anche di come questa tempesta si sia scagliata su tutta la sua famiglia e di come i media lo abbiano condannato nonostante l'assoluzione del Giudice Sportivo: "Si stanno umiliando una persona e massacrando la sua famiglia, non è giusto. Tutti avevano già deciso il colpevole prima della sentenza, perciò per molti sono ancora un razzista: le condanne mediatiche non servono per risolvere un problema come quello del razzismo". Sul ritorno in campo, sia con l'Inter sia con la nazionale, il calciatore si è poi espresso in questo modo: "Contento di giocare lunedì a San Siro, ma soprattutto di giocare. Quando arriverà lo scudetto potrò esserci a testa alta. Europeo? Non mi aspetto niente, decida Spalletti". E chissà che, in questo modo, non possa veramente chiudersi una vicenda che ha fatto parlare, e non bene, del nostro calcio, proprio come desidera Acerbi: "Magari ne parlerò con Thuram e i miei compagni, ma mi conoscono e sanno che uomo sono. Sono stanco e voglio mettere un punto su questa vicenda".
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