Con l'ufficialità del passaggio del club a Oaktree termina l'era Zhang. Ecco com'era il club quando cominciò l'era Suning otto anni fa.

L'era Suning è giunta alla sua fine dopo aver regalato ben sette trofei ai nerazzurri, portando Zhang sul secondo gradino del podio come presidente che ne ha conquistati di più alla guida del club. Oltre ai traguardi raggiunti, però, è doveroso ricordare che quando il colosso commerciale cinese subentrò alla guida della società nel 2016 tutto era molto diverso. In Serie A dominava e dilagava la Juventus di Massimiliano Allegri, Gonzalo Higuain passava proprio ai bianconeri dal Napoli, Francesco Totti e Daniele De Rossi erano ancora compagni di squadra alla Roma e non aveva ancora fatto la sua comparsa il VAR nemmeno a livello astratto. Ancora più sorprendente se ci si pensa, però, era lo stato in cui si ritrovava il club nerazzurro, in piena fase di ricostruzione. Nel 2016 l'Inter, orfana di Roberto Mancini, accoglieva Suning e salutava Erick Thohir, imprenditore indonesiano che non aveva avuto grande successo a Milano. Due macchie che i tifosi non potranno mai dimenticare risalenti all'era pre-Zhang appartengono proprio all'epoca della sua guida: la storica sconfitta in Europa League contro l'Hapoel Be'er Sheva e la maglia sulle tinte sfumate dell'azzurro e del verde che ricordava la famosa bevanda Sprite. Anche la rosa di partenza che apriva la nuova era risultava essere, per esprimerci con parole gentili, eccentrica ed esotica: Kondogbia e Medel guidavano il centrocampo con Nagatomo e Candreva sulle fasce, Miranda e D'Ambrosio avevano il compito di aiutare Handanovic a difendere la porta e davanti, oltre al capitano Mauro Icardi, il reparto offensivo era completato da Ever Banega, Eder e la meteora Gabigol. Anche la guida tecnica di quell'Inter confusionaria e poco di successo rispecchiava lo stato caotico della società e della squadra: prima De Boer durato 11 partite, poi Stefano Vecchi e Stefano Pioli prima, finalmente, di Spalletti e Conte per il ritorno prima in Champions e poi in vetta al campionato. Da lì in poi la storia è nota e felice: Marotta viene soffiato ai rivali bianconeri, vengono vinte due Coppe Italia, tre Supercoppe Italiane, raggiunte due finali europee e viene ottenuta finalmente la seconda stella sulla maglia.
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