Darmian Inter. Una delle colonne portanti della stagione appena terminata, nonché autore di un'annata strepitosa. Di certo non è il classico profilo adatto a stare sotto i riflettori e che ama viversi le proprie esperienza da assoluto protagonista. Il suo compito è complicato, ma lui sa gestirlo in maniera egregia senza richiedere nessun tipo di riconoscimento. Un ragazzo maturo con l'animo da stakanovista, il quale ha come primo desiderio il bene e il meglio di tutta la squadra. Accompagnato da un'esperienza sul campo notevole, visto il suo passato, il suo apporto è stato a dir poco essenziale per gestire un reparto spesso inosservato. In linea generale, a chi non farebbe comodo avere un giocatore come Matteo Darmian in squadra. In effetti è ciò che ha pensato anche il CT della Nazionale italiana Luciano Spalletti, che lo ha voluto riconfermare all'interno dei 26 convocati per l'Europeo in Germania. A ridosso della partenza per Dortmund, il n° 36 nerazzurro ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, dove si è dilungato sul suo ultimo anno all'Inter, sul suo attuale allenatore Simone Inzaghi, sulla propria famiglia e sulla perseveranza di voler rientrare nei piani della Nazionale italiana.

Darmian: "Sottovalutato? Ho sempre fatto il mio. Blocco Inter fondamentale"

Il primo pensiero, come prevedibile, va alla stagione appena passata. Darmian ha voluto ripercorrere l'intero anno fino allo Scudetto, oltre che raccontare il suo rapporto con Inzaghi: "Inzaghi è fondamentale e vale per tutta l’Inter: con lui ognuno di noi si sente parte di un progetto importante, anche chi gioca meno. È un grande allenatore e una grande persona che pure nei momenti di maggior pressione, riesce a tranquillizzarti. Riesce sempre a stemperare la tensione con una battuta. Io sottovalutato? No, non credo. Io ho sempre fatto la mia parte, cercando di essere me stesso e dando il massimo. Penso che questa sia la cosa più bella, oltre al fatto che ti venga riconosciuto qualcosa per quello che sei. Non poter più giocare in Nazionale per tanto tempo è stata dura, però ho fatto di tutto per poterci tornare. È un orgoglio esserci riuscito e darò tutto me stesso per raggiungere grandi obiettivi: quando uno dà tutto non ha rimpianti". Una parentesi anche sulla sua famiglia e sulla sua crescita personale: "Mental coach? Mi bastano e avanzano i miei due figli. A parte gli scherzi, cerco di condurre una vita sana e dormo tanto: il riposino pomeridiano è quasi sacro. Tatuaggi per lo Scudetto? No, i tatuaggi mi piacciono sugli altri. Cosa mi fa perdere la calma? Mia moglie! Scherzi a parte, cerco sempre di essere tranquillo e pacatoA volte dovrei essere un po’ più cattivo, lo so, ma fa parte del mio carattere il fatto di non esserlo. È un po’ merito anche dei miei genitori che mi hanno trasmesso valori importanti, come il sacrificio. E quando sono entrato da ragazzino nel Milan è stata una scuola di vita, non solo di calcio. Impari a stare in gruppo, a rispettare le regole, i compagni, gli allenatori. In linea generale cresci come persona. Infine un parere sulla Nazionale: "Il blocco Inter in Nazionale? È importante perché rende più semplici le cose a livello tattico, così come lo è nell’Inter per trasmettere i valori del club a chi arriva".
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