De Rossi: nuovo capitolo. Quando la notizia dell'esonero di Josè Mourinho ha rimbombato tra le strade romane e non solo, tutti hanno iniziato a chiedersi cosa fosse successo tra l'allenatore portoghese e la dirigenza della squadra giallorossa. Ancora molti i punti oscuri di questa scelta che, secondo molti, è stata un po' avventata e rischiosa. Sta di fatto che i Friedkin, probabilmente anche per placare gli animi agitati di un'intera tifoseria, hanno deciso di affidare la panchina della squadra della capitale non ad un uomo qualunque, ma ad un figlio di quella curva: Daniele De Rossi. Anche se il suo è un amore senza fine, questo rappresenta un nuovo inizio. Stessa squadra, stesso stadio, stessi spogliatoi, stessi tifosi, per Daniele non cambia nulla, o meglio semplicemente si trasforma. Tutto quello che è stato per quasi vent’anni della sua carriera da giocatore è ancora lì, immune allo scorrere del tempo. La stessa passione che ha travolto il neo allenatore giallorosso da dentro al campo ora lo coinvolgerà fuori del rettangolo verde. Il suo sguardo e il suo apporto sarà dalla panchina. Non indosserà quella maglia numero 16 che lo ha accompagnato per tutta una vita, ma una felpa o un abito con lo stemma che raffigura il suo amore mai domo per questi colori. Emblematiche le sue dichiarazioni appena approdato a Trigoria: "Ho chiesto solo una cosa: di non considerarmi una bandiera, una leggenda, ma un allenatore" La nuova avventura di De Rossi è cominciata sabato, nel suo stadio, contro il Verona. E i 3 punti finali sono sicuramente un buon punto di partenza, anche perché di norma si dice che chi inizia bene sia a metà dell'opera. E l'opera di De Rossi è appena cominciata.
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Alessandro "Spillo" Altobelli