Uno dei nomi in cerca di riscatto ad inizio stagione tra le fila nerazzurre era certamente quello di Henrikh Mkhitaryan, a Milano dall'estate 2023 dopo che aveva rifiutato l’ultima proposta contrattuale della Roma e si era così unito alla corte di Simone Inzaghi, accettando un biennale di circa 4,5 milioni a stagione. Dopo una formidabile annata nel 2020/2021 con i giallorossi (13 reti e 11 assist in 34 partite disputate; la sua migliore in Serie A), l’armeno è apparso un po’ sottotono sia in quella successiva (solamente 5 i gol e 6 gli assist in 32 partite nel 2021/2022) e ancora di più nella sua prima in nerazzurro in cui ha realizzato appena 3 gol e regalato solo 2 assist ai compagni in 31 presenze. Tuttavia, nelle prime 19 gare di questa stagione il numero 22 nerazzurro è sempre stato presente (in 18 occasioni dal primo minuto), e sembra essere diventato una pedina imprescindibile dello scacchiere del tecnico ex Lazio. Non inganni il dato realizzativo: nonostante siano solo 2 le reti e 4 gli assist, Mkhitaryan è stato inserito in un ruolo tutto nuovo di mezzala d’attacco che gli ha permesso di ritrovare pienamente la propria classe e di dare sfogo alle proprie doti tecniche mai in discussione. Non è più certamente il trequartista di Manchester United e Arsenal, ma nemmeno l’esterno offensivo giallonero che proprio con la maglia del Borussia Dortmund ha vissuto la propria migliore stagione realizzativa nel 2015/2016 (11 gol e 20 assist per lui quell’anno): Henrikh ha trovato posto diversi metri più indietro nel bel mezzo del centrocampo dell’Inter, dove Inzaghi è riuscito a massimizzarne tutte le qualità fino a farlo diventare un vero pezzo da novanta del reparto. Una bella prova di valore, quella del 34enne di Erevan, dopo che molti quest’estate ne mettevano in dubbio la titolarità vista la concorrenza di Barella e Calhanoglu, ma soprattutto con l’arrivo dell’ex neroverde Davide Frattesi.

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Alessandro "Spillo" Altobelli