Inauguriamo il mese di marzo con un nuovo appuntamento della nostra rubrica dedicata agli Inter Club. Questa settimana ci siamo spostati in Calabria, dopo il primo approfondimento dedicato all'Inter Club Pesaro. Nel paese di Montalto Uffugo (CS) ha sede l'Inter Club "Peppino Prisco", da ben sei anni il più popolare dell'intera regione, potendo contare sui 1124 tesserati iscritti alla data odierna. Un risultato straordinario, soprattutto considerate le premesse iniziali. Di questo ed altro abbiamo parlato con il Presidente del club Giovanni Di Palma.

Inter Club Montalto Uffugo (CS), l'intervista al Presidente Giovanni Di Palma

Club Montalto 2Essere interisti in Calabria è qualcosa di speciale. Qual è la storia del vostro club?  «Ricordo i racconti di mio padre, quando mi parlava dell'Inter di Jair, Corso, Mazzola e Suarez. Purtroppo non siamo riusciti a realizzare il sogno di andare insieme a San Siro, ma è da questa mancata occasione che è nata la scintilla della mia militanza. Poi è arrivato il 4 marzo 2011, la data in cui è cambiato tutto grazie a un evento di Inter Campus». Il riferimento è ad una manifestazione benefica legata al viaggio della coppa della Champions League nelle diverse regioni italiane, un'occasione per ammirare da vicino il trofeo dalle grandi orecchie, cercando di ricreare l'atmosfera della finale di Madrid: «Fui chiamato per fare parte del servizio d'ordine, ma invece delle due ore concordate restai tutta la giornata. Sono rimasto stregato, dopo aver conosciuto i ragazzi di Inter Campus e alcuni presidenti del coordinamento club di Milano. Poi, dopo alcuni anni di tesseramento presso il club di Cosenza, con gli amici abbiamo pensato di fondare il Peppino Prisco». Un club che nasce il 26 luglio 2014, siete ormai prossimi al decimo anniversario. Qualche evento per celebrare questo traguardo? «Uno lo posso spoilerare: saremo a Milano, per essere premiati dalla società con una maglietta celebrativa. Non mancheranno però altre occasioni per festeggiare. Del resto, a San Siro abbiamo un po' rivoluzionato il piazzale». Spiegaci meglio: «Tutto quello che non fanno i "paninari", lo facciamo noi: mettiamo le griglie, i tendoni, facciamo da mangiare. Insomma, la famosa hospitality calabrese che ci contraddistingue. Ciascuno di noi porta i prodotti della propria zona: salumi, vino, formaggi, pasta. Per noi fare una trasferta è sempre una festa collettiva. Naturalmente, chiunque passa di lì è nostro ospite». Ad oggi, il vostro club conta un elenco di 1124 tesserati. Un risultato davvero straordinario. Qual è il segreto? «Dal 2014, pandemia a parte, siamo sempre in crescita. Il nostro è un social club, non ci si limita alle ore della partita. Lavoriamo per questo club in ogni momento e ciascuno di noi presta le proprie competenze e conoscenze in funzione del gruppo. Per noi, ogni occasione è buona per scambiare esperienze di vita e per fare nuove conoscenze». Insomma, una passione nerazzurra vissuta a 360 gradi: «Non a caso abbiamo intitolato il club a Peppino Prisco: per noi come per lui, c'è sempre e solo l'Inter. La priorità deve essere quella di permettere alle persone di realizzare i propri sogni e di vedere le partite. Siamo una grande famiglia di amici e parenti, ma abbiamo soci anche all'estero, specie in Germania e Inghilterra. Nel 2023 siamo addirittura andati in minivan da Montalto ad Istanbul per vedere la finale di Champions». Restiamo in tema: tirando un sospiro di sollievo per la tranquilla leadership in Serie A, che percorso potrà fare l'Inter in Europa? «L'Inter di Inzaghi ha una dimensione internazionale. Lo spogliatoio è coeso e affiatato, i giocatori hanno un ottimo rapporto reciproco. Un gruppo simile a quello del 2010, con Mourinho e i grandi campioni che davano l'anima. Anche in finale l'anno scorso siamo stati sfortunati, ma oggi siamo più forti perché sono arrivati giocatori in grado di cementare l'ambiente. Il 13 marzo saremo a Madrid in nove per sostenere la squadra, l'1-0 dell'andata ci va stretto». Quali sono gli obiettivi per il futuro del club "Peppino Prisco" di Montalto Uffugo? «In dieci anni, tutto ciò che ci eravamo prefissati si è realizzato. Abbiamo fatto avvicinare le persone all'Inter, alcuni non avevano mai viaggiato e vissuto davvero l'Inter prima di trovare noi. Il nostro lavoro serve per far divertire le persone e regalare loro un momento di svago. Bisogna tenere a mente che il calcio è sempre un gioco, spesso si dimentica».
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Alessandro "Spillo" Altobelli