Inter-Cagliari non solo rappresenta un'importante crocevia per lo Scudetto nerazzurro, ma anche il passato e il presente di Nicolò Barella. Non deve essere facile ripercorrere le orme dei tuoi più grandi idoli. In una terra così arida ma allo stesso tempo così verde, così aperta e libera da ogni vincolo, le possibilità di poter incidere il proprio nome nella storia di uno sport così grande come il calcio sembrano davvero minime. Un piccolo bambino originario del capoluogo di un'isola dai mille nomi, dalle innumerevoli leggende e dei centenari. Un bambino ricco di sogni, di desideri e di tanta determinazione, frutto della sua appartenenza alla Sardegna. Nel cuore tante aspettative, nella testa poche possibilità. Tuttavia, il proverbio recita che 'La speranza è l'ultima a morire' e perché mai un giovanotto di Pirri non può continuare a sperare nella sua occasione? Alla fine quel giovanotto ce l'ha fatta. Chi l'avrebbe mai detto? Sicuramente non la madre, a cui l'idea di vedere il figlio giocare a calcio non piaceva proprio. A lei piaceva il mini-basket: quanto sarebbe bello che il piccolo Nicolò avesse una carriera da cestita famoso? Magari una grande star degli Stati Uniti? Chi lo sa, ma spero proprio che lui scelga il mini-basket. Beh, alla fine quello sport non era proprio adatto a quel giovanotto, che invece ha dimostrato sin da subito di avere quella marcia in più con il pallone fra i piedi. In fin dei conti il padre se lo sentiva dentro: sapeva che il proprio figlio sarebbe diventato come lui, come quell'icona che reincarna l'essenza e la tradizione sarda: il leggendario Gigi Riva. Un'abilità e una qualità che non poteva rimanere nascosta agli occhi di tutti, perciò l'iscrizione alla scuola calcio fondata proprio da Gigi Riva in persona era del tutto obbligatoria. Inutile dire come già dai primi momenti il piccolo Nicolò è risultato fuori categoria. Era impressionante assistere ad un ragazzino con quelle prodezze nei piedi, con quella sicurezza e con quel tocco sopraffino che solo i migliori calciatori possono avere. Un vero e proprio gioiellino che era semplicemente in attesa di essere colto. In effetti, quel piccolo giovanotto non ha aspettato molto prima di essere accolto a braccia aperte dalla società calcistica più importante dell'intera isola: il Cagliari.

1 - Gli inizi a Cagliari

Nicolò Barella - gli inizi a Cagliari Uno dei suoi sogni si era appena avverato: entrare a far parte di una società che ha visto passare i migliori calciatori della storia del calcio sardo, ma anche italiano. La squadra dove il mitico Gigi Riva si è consacrato come leggenda vivente, oltre che al vero portavoce della tradizione sarda e della Sardegna. Insomma, niente male come inizio nel mondo del calcio. In rossoblù prosegue la sua crescita e la sua maturazione professionale nel migliore dei modi, passando per tutte le selezioni giovanili e avvicinandosi sempre di più al mondo dei professionisti. Anche qui, l'ennesimo sogno si stava per avverare: chissà cosa si prova a debuttare con questa maglia in Serie A. Le emozioni saranno state tante, spesso contrastanti, ma pur sempre splendide. 14 gennaio 2015, Coppa Italia: Parma-Cagliari 2-1. Il risultato in questi casi non conta poi così tanto, perché l'adrenalina che ti scorre nelle vene prima di varcare la linea bianca ai lati del campo è parecchia. Vedere sul tabellone il tuo numero di maglia, sentire lo speaker dello stadio chiamare il tuo nome e i tifosi pronti ad osservare il nuovo prodotto del settore giovanile di cui tanto si è parlato. È così che è arrivato l'esordio ufficiale nel calcio dei professionisti per il classe 1999, all'epoca solo 17enne. Un debutto amaro per il risultato, ma stupendo per le circostanze. Ma chi l'avrebbe mai pensato? Beh, forse il padre, che dopo aver asciugato le proprie lacrime di gioia nel vedere il debutto del figlio, avrà di certo dato un'occhiataccia alla moglie. 14 maggio 2015, Serie A: Cagliari-Parma 4-0. Sempre loro. Sì dai, alla fine forse è sopraggiunta anche un po' di scaramanzia, oltre che dell'affetto. Non importa, perché in quel giorno è arrivato finalmente il debutto nella massima serie. Una curiosa coincidenza ha fatto sì che le emozioni più forti e più intense provate da quell'adolescente cagliaritano fossero contornate dai tifosi dei ducali. Una coincidenza, sì, ma che in fin dei conti non importa più di tanto. 17 settembre 2017, Serie A: SPAL-Cagliari 0-2. Anche lui è arrivato. Sì, perché in fin dei conti non c'erano dubbi sul fatto che sarebbe arrivato. Bisognava giusto aspettare l'occasione giusta oppure sperare in un colpo di fortuna, ma sicuramente sarebbe arrivato. Alla fine è stato il Castello Estense a sentenziare l'arrivo del primo gol in assoluto con la maglia del Cagliari, accompagnato poi da quello del centravanti brasiliano Joao Pedro. Un sinistro di controbalzo al limite dell'area, che tramite la deviazione vincente di un giocatore della SPAL si insacca alle spalle del portiere degli estensi, firmando dunque il vantaggio sardo. Non uno dei gol più belli di sempre, ma di certo una vera e propria favola per i conoscitori della storia di questo giovane ragazzo diventato finalmente uomo.

2 - La consacrazione e la fascia da capitano

Nicolò Barella - la consacrazione Ormai l'inserimento fra i titolari della squadra del proprio cuore era diventato normale. Un sogno che sembrava così distante è diventata una pura formalità, quasi una banalità. Gli infortuni ai precedenti titolari avranno sicuramente giovato, questo è certo, ma è pur vero che riuscire a mantenere quel posto non è altrettanto semplice. Per Nicolò Barella, invece, questo non risultava affatto un problema. D'altronde, un centrocampista con le sue qualità, con la sua cattiveria, con la sua determinazione e con la sua continuità incredibile nelle prestazioni settimanali poteva mai essere messo in discussione? Naturalmente la risposta è un secco no. In effetti dopo solo 3 mesi dal primissimo gol in Serie A il centrocampista sardo è riuscito ad imprimere ancora di più il proprio nome nella storia del Cagliari. In un freddo Roma-Cagliari, infatti, ha tagliato il traguardo di essere il più giovane capitano nella storia dei rossoblù, togliendo il primato al suo compaesano Nicola Murru. All'età di 20 anni, Barella era già entrato a gamba tesa nella storia e negli almanacchi di quella squadra così bella, così storica e cosi rappresentativa per la sua terra. Sì, quella terra arida ma allo stesso tempo così verde. Quel verde speranza che è riuscito a portarlo dalle vie strette di Pirri alla citta eterna di Roma con indosso la fascia di capitano del Cagliari. In questi casi si può dire solo una cosa: "Se è un sogno, non svegliatemi". 24 febbraio 2019, Serie A: Sampdoria-Cagliari 1-0. Un'altra pietra miliare. Un altro traguardo. Un altro punto nella storia del Cagliari. Ormai sono terminati i modi e le parole per raccontare ciò che quel giovanotto dai mille sogni è diventato per questa squadra e per questa società. Le 100 presenze con la maglia di Gigi Riva, di Daniele Conti e di Gianfranco Zola è più di una soddisfazione. È la dimostrazione di appartenenza ad una società storica per un'isola tanto bella quanto sottovalutata. Una dimostrazione d'amore per Cagliari e la Sardegna che poi non lascerà mai il cuore di Barella, nemmeno dopo altrettanti anni nella fredda e gelida Milano.

3 - Un nuovo capitolo: l'Inter

Nicolò Barella - gli inizi all'Inter Già, quel giorno purtroppo è arrivato. In cuor suo sapeva che sarebbe arrivato, ma forse non si aspettava sarebbe arrivato così presto. Le ambizioni della sua squadra del cuore sono grandi, ma pur sempre limitate. Quelle serate magiche vissute con la sua gente sono insostituibili, ma non possono sostituire quella musichetta lì. Sì esatto, proprio quella musichetta. Il calore della Sardegna, la sua terra amata, non è secondo a nessuno, ma quel calore riesce a farsi sentire anche da quella immensità di tifosi presenti allo stadio. La cornice di pubblico e i panorami sono senz'altro belli, ma niente può raccontare le storie di San Siro. È stato difficile, ma d'altronde chi vorrebbe passare l'intera carriera in una sola squadra senza poter provare l'emozione di vincere qualcosa? 26 luglio 2019, Serie A: Inter-Lecce 4-0. È stata la giornata delle prime volte. Incredibile come nei debutti del centrocampista sardo ci sia sempre qualcosa di innovativo, di inaspettato e di curioso. Anche qui, nella splendida bolgia di San Siro, i nerazzurri hanno vissuto parecchi debutti: primo su tutti quello del nuovo allenatore Antonio Conte. Lui che da sempre ha il sangue juventino nelle vene, lui che per anni ha dominato la Serie A con la sua Juventus piena di campioni. Proprio lui che sceglie i suoi più acerrimi rivali e giura professionalità e fedeltà ai colori nerazzurri. Tutto molto strano, questo è certo, ma finché la sua presenza coincide con dei buoni risultati, forse questo odio regresso non è poi così importante. Per non parlare dell'esordio del belga Romelu Lukaku, vero 'game-changer' di quell'Inter. Un debutto condito con un gol favoloso e una partita maiuscola di fronte ai suoi nuovi tifosi. Beh, benvenuto Big Rom. Nel mezzo c'è stata anche la prima in assoluto di quel giovanotto sardo, ormai diventato uomo. L'età in questi casi non conta più di tanto, poiché la maturità calcistica dimostrata nei primi tocchi di palla nerazzurri hanno definitivamente parlato da soli. Al tempo non ci si poteva immaginare cosa sarebbe diventato quel giocatore in prestito dal Cagliari, ma di certo non si poteva ignorare la sua incredibile qualità. In poche parole, se l'Inter non avesse puntato su di lui, sicuramente qualcun altro lo avrebbe fatto. 17 settembre 2019, Champions League: Inter-Slavia Praga 1-1. Come nei migliori sogni. Nemmeno la testa viaggia così tanto da immaginare un finale del genere. Impossibile. Peraltro sempre il 17 settembre, una data che ha già visto una tappa importante della carriera di quel giovinotto sardo. Quel 17 settembre di circa due anni prima, quando quel 20enne riuscì ad insaccare il suo primo gol in Serie A. 730 giorni dopo, il classe 1999 non solo ha salvato l'umore generale dell'ambiente nerazzurro, ma ha anche segnato il gol del pareggio in una partita di Champions League. Non male come esordio nella massima competizione europea. Per giunta il gol è stato molto simile, seppur stavolta il piede era quello destro. 9 novembre 2019, Serie A: Inter-Verona 2-1. È incredibile pensare che questo capolavoro sia il primo gol in maglia nerazzurra. Le occasioni sono state tante, forse anche decisamente più semplici, eppure il centrocampista sardo non le ha reputate giuste. In quella fredda sera di novembre, Barella ha deciso di salvare per l'ennesima volta le sorti di quella partita così ostica contro il Verona. Stavolta, però, non con un tiraccio deviato, ma con un tiro a giro mozzafiato che si è infilato appena appena sotto l'incrocio dei pali. Al minuto 83. San Siro? Una festa. Nicolò? Felice. A petto nudo e felice.

4 - Il presente e la seconda stella

Nicolò Barella - Supercoppa italiana Da quel gol lì sono passati diversi anni, oltre che diversi trofei ed esperienze di vita. La prima su tutte è stata quella maledetta finale di Colonia, dove il Siviglia riuscì a sconfiggere l'Inter in finale di Europa League. Bastava un passo, solo uno. Quel giovanotto sardo avrebbe alzato il suo primo trofeo europeo della sua carriera. Un trofeo di seconda mano, certo, ma pur sempre importante. Non si può rinunciare alla gloria europea, in nessun caso. La coppa dalle grandi orecchie è più prestigiosa e affascinante, ma quella longilinea è anche più stimolante, viste le reputazioni. Insomma, in ogni caso non si può pensare all'Europa League come una competizione dei sconfitti. Eppure, in quel caso, ad uscire sconfitti sono stati proprio i nerazzurri. Poi lo Scudetto con Conte. Sì, lo Scudetto. Che bello. Campioni d'Italia. Vincere la Serie A, essere nominato il miglior centrocampista del torneo. Anche qui, la domanda sorge spontanea: chi l'avrebbe mai detto? Beh, forse il padre, che anche qui starà assistendo commosso al traguardo di suo figlio. Successivamente l'era di Simone Inzaghi, le 2 Coppa Italia e le 3 Supercoppe italiane conquistate, la finale di Champions League contro il Manchester City e le 200 presenze con la maglia nerazzurra. E ora? Ora la seconda stella. Manca poco alla doppietta di Scudetti di Barella. Manca poco al 20^ successo in campionato dei nerazzurri. Manca poco alla cucitura della seconda stella sopra lo stemma. Manca poco, sì, ma ancora di strada per quel giovanotto sardo ce n'è, eccome. Ma prima è tempo di Inter-Cagliari, una partita che non sarà mai come le altre. Uno scontro fra passato e presente, fra anima e cuore, fra ricordi e sogni. È risaputo: Inter-Cagliari è anche la partita di Nicolò Barella.
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