Inter, il gruppo e la coesione tra tifosi e squadra. Sembrano lontani gli anni in cui la Curva Nord, e il tifo nerazzurro in generale, nutriva continui malumori per via di prestazioni ritenute inadeguate o scarso impegno degli uomini in campo. Sfogliando l'album dei ricordi, ci vengono in mente diverse occasioni in cui la tifoseria ha espresso apertamente il proprio dissenso. Come quando nel 2016, tra gli spalti di San Siro, venne esposto lo striscione "Quattro sconfitte in cinque partite. Questo è quello che vi meritate per il vostro impegno indecoroso. Vergognatevi" che gli ultras dell'Inter dedicarono ai giocatori dopo l'incredibile eliminazione dei nerazzurri dal girone di Champions. O ancora quando nel 2017, ad esempio, la prima pagina della fanzone della Curva Nord intitolava "Maledetti, non siete degni", che anticipava la contestazione della Curva in protesta al rendimento della squadra nerazzurra capace di conquistare, in quel periodo, solo due punti in sette partite di campionato. E questi sono solo due dei diversi episodi che hanno visto protagonisti tifosi e squadra. Manifestazioni che ci sembrano davvero molto lontane, fatta eccezione per quel periodo nero attraversato dalla squadra nei primi due mesi dello scorso anno, e questo è merito soprattutto di una ritrovata serenità e dai risultati che si stanno ottenendo sul terreno di gioco. Risultati frutto anche di un impegno che si percepisce in ogni gara che viene disputata, che sia in casa o in trasferta. Questa serenità che si respira attorno all'ambiente ha avuto il suo punto di partenza nell'esperienza in panchina di Antonio Conte, capace di riportare lo Scudetto sulle maglie dell'Inter ma anche, e soprattutto, di portare una cultura del lavoro e del sacrificio che, ancora oggi, si percepisce negli uomini che scendono in campo. L'emblema assoluto di questo concetto è rappresentato da gente come Darmian, Barella, Lautaro. Simboli di un'Inter che lotta, corre e fatica per poter raggiungere il proprio obiettivo. Il lavoro del tecnico salentino è poi stato impreziosito da quello di Simone Inzaghi. Due allenatori così diversi ma così vicini, capaci di ridare all'Inter e a tutto l'ambiente una nuova linfa. Il rapporto tra il tifoso e i giocatori è diventato un rapporto di difesa, fare cerchio e difendersi dagli attacchi della stampa che, come è sempre stato, non tardano ad arrivare alle prime occasioni utili. Difesa nei momenti di "buio" ed esaltazione nei momenti di massimo splendore, per qualunque interprete in campo. Questo è uno dei segreti per cui non si genera un vortice di negatività attorno a chi sbaglia o chi vive un periodo negativo. Lo è stato per Lautaro Martinez, quando in passato ha attraversato periodi di assenza prolungata dal tabellino dei marcatori. Lo è stato per Nicolò Barella, anche lui protagonista di momenti poco positivi. Lo è, tutt'oggi, per Marko Arnautovic, croce e delizia nella serata di Champions League contro l'Atletico Madrid. Una serata che da incubo si è trasformata in un sogno, con l'attaccante austriaco protagonista del gol decisivo nella prima sfida contro i colchoneros. Il numero 8 è stato sempre incoraggiato, nonostante gli errori clamorosi sotto porta, ed il risultato di questo è stato proprio il gol sblocca partita, una liberazione per lui e una gioia infinita per tutti i tifosi. Arnautovic esultanza Gli interisti stanno attraversando una nuova fase del tifo, quella dell'attesa, della comprensione e della passione smisurata per i colori nerazzurri. Non c'è spazio, ora come ora, ai mugugni e alle proteste. Adesso è tempo di essere uniti e puntare dritto al principale obiettivo stagionale: la seconda stella. E per fa questo l'Inter ha bisogno di tutti, tifosi compresi.
Vincere lo Scudetto nel derby è ancora possibile?
Alessandro "Spillo" Altobelli