Simone Inzaghi è stato nominato dalla Lega Serie A come "Coach of the Season" e ritirerà il premio domenica sera prima di Verona-Inter.

Continua il momento d'oro di Simone Inzaghi che, dopo aver ricevuto il premio Bearzot, il premio Bulgarelli e il riconoscimento della sua Piacenza, finisce la stagione in bellezza vincendo anche il premio di allenatore dell'anno in Serie A. “Non poteva che essere Simone Inzaghi il Philadelphia Coach Of The Season della Serie A TIM 2023/2024. Giunto ormai alla definitiva consacrazione tra gli allenatori più importanti sul panorama internazionale, il mister nerazzurro ha guidato la sua squadra in un percorso praticamente perfetto, con il miglior attacco, la miglior difesa e una striscia di 28 risultati utili consecutivi. La conquista dello Scudetto e della storica seconda stella dell’Inter sono il frutto del lavoro di un tecnico da sempre capace di far esprimere ai suoi calciatori un gioco entusiasmante, mantenendo grande compattezza e solidità”. Queste le parole di elogio con le quali l'amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha annunciato il meritato premio all'allenatore piacentino, giunto davvero alla propria consacrazione personale che lo porta di diritto ad essere inserito nella lista dei top allenatori in Europa. Tuttavia, le tre stagioni di Inzaghi sono state tra di loro molto simili e diverse allo stesso tempo: il punto in comune tra queste stagioni è sicuramente la qualità del gioco espresso e le idee tattiche che fin da subito Inzaghi ha voluto trasmettere alla squadra mentre ciò che è cambiato sono i punti fatti e la gestione dei momenti. Partendo con l'analisi dal primo punto, il calcio propositivo di Inzaghi ha fin da subito stupito gli addetti ai lavori e i tifosi stessi che nutrivano più di qualche dubbio sulla scelta del post Conte.

Analisi delle tre stagioni di Inzaghi all'Inter e la sua crescita

La prima stagione inizia con lo scudetto sul petto ma con una rosa fortemente rimaneggiata visti i problemi economici e il dramma vissuto da Eriksen a Euro 2020. Infatti lasciano l'Inter dei protagonisti assoluti dello scudetto come Hakimi, Lukaku ed Eriksen che vengono sostituiti da Dumfries, Dzeko e Calhanoglu. Proprio questi tre arrivi saranno gli uomini su cui Inzaghi farà maggior affidamento nella sua prima esperienza interista che vede l'Inter viaggiare a ritmi altissimi per il primo tratto di stagione. La Supercoppa conquistata il 6 gennaio 2022 contro la Juventus è il primo trofeo di Inzaghi: decisa all'ultimo minuto dei minuto supplementari da Alexis Sanchez. L'inizio dell'anno però non prosegue altrettanto bene. L'Inter si inceppa nel mese di febbraio quando esce sconfitta nel derby che valeva l'allungo scudetto e che invece rimette in corsa i cugini. Il disastroso mese in cui l'Inter raccoglie solamente 7 punti in 7 partite sarà poi determinante a fine stagione. La prima annata si conclude dunque con una Coppa Italia vinta nuovamente contro la Juventus e dopo aver battuto nettamente il Milan in semifinale ma con lo scudetto che scivola via e va dall'atra parte del Naviglio. In questo caso nessuna coppa nazionale è servita a fare da parafulmini alle critiche: Inzaghi finisce la stagione con l'etichetta di allenatore da coppa ma incapace di tenere alta la tensione per tutta la stagione, requisito fondamentale per vincere uno scudetto. Una ferita, quello dello scudetto perso che si fa sentire tutta l'estate e anche nell'inizio della seconda stagione. Il cammino iniziale in campionato è assai deludente con l'Inter che perde terreno già dalle prime giornate nei confronti delle dirette concorrenti. In ogni caso, il cammino in Champions è l'ancora di salvezza del tecnico: sul filo dell'esonero prima del match contro il Barcellona ad inizio Ottobre, Inzaghi mostra ancora una volta di avere grande feeling con le coppe, riuscendo a battere il barca e a qualificarsi come secondo nel girone definito "death group" alle spalle del Bayern Monaco, spedendo gli spagnoli in Europa League e ribaltando i pronostici che vedevano l'Inter già spacciata. Nonostante un grande girone di Champions, i problemi in campionato restano e anche i mesi di febbraio e marzo 2023 sono negativi in Italia con troppe sconfitte, ma positivi in Europa con il passaggio del turno ottenuto contro il Porto. La svolta arriva con le vittorie sul Benfica ai quarti di finale e con gli ultimi due mesi di campionato: l'Inter mette il turbo e finisce al terzo posto in campionato e arriva in finale di Champions League. Il giudizio su Inzaghi qui inizia a cambiare: molti si accorgono che tante delle 12 sconfitte in campionato sono arrivate per episodi o per disattenzione e che sopratutto il reparto offensivo non ha funzionato a dovere per lunghi tratti della stagione. Gli infortuni di Brozovic e Lukaku a inizio anno sono stati sottovalutati ma hanno avuto un grosso impatto sull'impossibilita di alternare i giocatori, condizione fondamentale per il gioco di Inzaghi. La finale di Istanbul e gli elogi di Pep Guardiola alla squadra e allo stesso Inzaghi hanno fatto definitivamente aprire gli occhi sulle qualità umane e tecniche di Simone. Tuttavia, ad inizio stagione l'Inter non era certo data per favorita. Anzi. Anche la scorsa estate ha rappresentato una sorta di rivoluzione, questa volta voluta e controllata e non subita: via i cardini della cavalcata champions Onana, Dzeko, Brozovic, Lukaku, Handanovic, Gosens e altri ancora per fare spazio a giocatori più giovani ma con ancora molto da dimostrare. La scelta di schierare Calhanoglu in regia è stata un'intuizione di Inzaghi che voleva rendere la manovra di costruzione più verticale rispetto allo stile di Brozovic, più incline al possesso palla. I nuovi arrivi Thuram, Frattesi, Carlos Augusto, Bisseck sono tutti più giovani rispetto ai partenti e dunque si punta molto sulla voglia di dimostrare di essere degni di una grande squadra di questi giocatori. L'arrivo di Pavard è invece uno di quegli acquisiti che certifica come l'Inter sia tornata appetibile anche all'estero, con giocatori di questo calibro che spingono per vestire la maglia nerazzurra. Nonostante nelle griglie di partenza la squadra di Inzaghi non venisse molto considerata per la lotta scudetto, in casa Inter l'obiettivo della stagione era la conquista dello scudetto che sarebbe equivalso alla seconda stella e al sorpasso sui cugini del Milan, protagonisti di una roboante campagna acquisti e di grande entusiasmo. Con la parola che passa al campo, l'Inter fa subito capire di avere imparato dagli errori delle stagioni passate, dove molti punti vennero persi contro le cosiddette "piccole" per errori di presunzione o poca attenzione. Vinte agevolmente le prime tre partite contro squadre che la stagione prima avevano tolto molti punti, la squadra arriva al derby di metà settembre a pari punti con il Milan. Il 5-1 finale è un grande segnale della stagione che sarà e dello step mentale e tecnico che Inzaghi ha compiuto quest'anno. Il cammino prosegue dritto, sulle ali dell'entusiasmo, con la squadra che anche in Champions League disputa un buon girone ma fa capire di avere il campionato come obiettivo. La bravura e la crescita di Inzaghi sta proprio nell'essere stato in grado di tenere la linea dritta per tutta la stagione, stabilendo chiaramente un obiettivo da raggiungere, senza nascondersi ma senza trascurare le altre competizioni. E allora ecco la terza Supercoppa di fila vinta a gennaio a Ryiadh, poco dopo essere usciti anticipatamente dalla Coppa Italia per mano della rivelazione della stagione, il Bologna di Thiago Motta. Supercoppa che fa balzare in testa al campionato la Juventus, anche se solo provvisoriamente. Il duello mentale tra Inter e Juve, fatta di sorpassi e contro sorpassi, continuerà fino allo scontro diretto di San Siro, dove l'Inter si impone per 1 a 0 ed è in grado di evidenziare la differenza tecnica e carismatica che scorre tra le due squadre. Inzaghi in questo è stato un maestro: è sempre riuscito a rimanere calmo e concentrato nonostante le battute provocatorie e il veleno che arrivava dagli avversari e da un'intero ambiente che sembrava tifare contro. Dallo scontro diretto in poi l'Inter acquisisce ancora più consapevolezza e la Juventus si demoralizza, facendo emergere le lacune della rosa. Da qui in avanti l'unico vero inciampo è il ritorno degli ottavi a Madrid contro l'Atletico, che costa l'eliminazione prematura dall'Europa che conta. Anche qui però Inzaghi mostra di essere cresciuto, nessuno psicodramma come nel 2022 ma fiducia nel lavoro fatto e nel centrare l'obiettivo stagionale. Uno degli aspetti più belli da sottolineare è proprio la crescita personale che ha avuto Inzaghi insieme alla squadra, imparando dagli errori del passato sono riusciti ad arrivare a un successo incredibile, dominando il campionato e facendo ricredere tanti opinionisti sulle proprie qualità da allenatore. Lo scudetto arrivato proprio nel giorno del Derby il 22 aprile 2024 è la ciliegina sulla torta e la chiusura di un cerchio, iniziato anch'esso in un derby. Questa stagione si apriva con la promozione di Pioli a "Coach", un ruolo di più ampi poteri decisionali e con il solito scetticismo intorno a Inzaghi, unico tra gli allenatori in partenza delle big a non aver mai vinto uno scudetto: Allegri, Sarri, Mourinho e Pioli avevano tutti già trionfato, mancava solo Inzaghi. Anche in questo caso il tempo è galantuomo: di questi allenatori, l'unico sicuro di sedersi nuovamente sulla propria panchina nella prossima stagione è proprio Inzaghi che ora si può godere il trofeo tanto desiderato e anche tutti i premi ricevuti, senza dimenticare che con lo scudetto sono 7 i trofei alzati in tre anni a soli 48 anni. 
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