Romelu Lukaku si conferma di nuovo il grande assente in Europa nella notte in cui Roma si risveglia dal sogno europeo.
L'
Atalanta continua a sognare l'Europa e vola a Dublino con la voglia di voler fare la storia contro il
Bayer Leverkusen, avversario tutt'altro che semplice, mentre la
Roma ieri sera si è risvegliata ad un passo dalla finale, proprio quando all'ultimo giro d'orologio
Svilar ha sbagliato un'uscita inutile in maniera piuttosto goffa.
Sui volti dei tifosi e dei giocatori giallorossi non si poteva non leggere rammarico e delusione per aver sfiorato un'impresa che avrebbe potuto fare la storia del club, ma se i capitolini possono tornare nella capitale contenti delle prestazioni di uomini come
El Shaarawy, lo stesso non si può dire per
Romelu Lukaku, che si conferma il grande assente delle notti europee.
Lukaku, il grande assente d'Europa
La serie A sembra essere la
comfort zone di
Romelu Lukaku, nel belPaese riesce a giustificare il suo soprannome,
Big Rom, non solo per la sua stazza e la sua strapotenza fisica. Uno scudetto vinto da protagonista assoluto con Antonio Conte, una Supercoppa e una coppa Italia con Inzaghi sono i trofei che il belga si è guadagnato in Italia. Poi si vola in Europa, e qui le cose cambiano.
Lo sanno bene i tifosi dell'Inter, che ieri sera non sono rimasti certo stupiti dalla prestazione di Romelu, gravemente insufficiente. Non si può affatto dire che non faccia il suo lavoro d'attaccante oltreconfine, basta guardare i numeri. Al primo anno con
Conte in
11 partite europee tra Champions ed Europa League, il belga ha collezionato
9 gol e 4 assist (
4 gol l'anno dopo in 5 match), mentre lo scorso anno in
8 gare 3 gol e un assist.
A fare la differenza però è il peso dei gol, e questo i numeri non possono certo raccontarlo, che Lukaku
non fa. L'Inter ha raggiunto due finali europee, nella stagione 19/20 quella di Europa League e nell'anno 2022/23 quella di Champions; in entrambe le circostanze Lukaku è stato non solo poco incisivo, ma addirittura nefasto per i sogni di gloria nerazzurri.
La notte del
21 agosto 2020 è proprio Lukaku a indirizzare il match con un rigore trasformato perfettamente dopo appena 5' di gioco, ma quando nell'ultima frazione della gara il risultato è in assoluta parità, un intervento che avrebbe potuto evitare segna la deviazione decisiva che al 74' porta in vantaggio gli spagnoli e sul finale della gara un suo errore di posizione allontana dalla porta avversaria un gol fatto. L'immagine iconica diventa il meme perfetto con cui gli antinteristi possono farsi beffa dei nerazzurri e non trascorre molto tempo prima che possano rinnovare gli sfottò.
Istanbul,
10 giugno 2023. Dopo una cavalcata storica e incredibile dei nerazzurri nella massima competizione europea, è arrivato l'appuntamento che ogni appassionato di calcio sogna: la finale di Champions. Ci sono state tante discussioni in settimana su cui schierare tra
Dzeko ed un rivitalizzato
Lukaku, ma
Inzaghi premia la costanza del bosniaco e parte lui dal 1'. L'Inter resiste, ritagliandosi comunque qualche occasione, fino al 68' quando
Rodri riesce a sfruttare uno dei pochissimi errori dei nerazzurri per portare in vantaggio il City. Gli uomini di Inzaghi non si danno certo per vinti e provano l'assalto e ci sono vicinissimi in un paio di occasioni: la prima appena due minuti dopo aver subito lo svantaggio, un colpo di testa di Dimarco finisce sulla traversa e il rimpallo è ancora buono per il 32 che ci riprova ma c'è Lukaku in mezzo a togliere dalla porta ogni possibile chance di pareggio. La seconda e ultima chance arriva quando il 90' è ad un passo, il belga tira ma il pallone finisce centrale sui piedi del portiere del City. Il City è campione d'Europa e l'Inter, di nuovo, vicecampione. Di nuovo con errori sottoporta di Lukaku.
Le competizioni europee sono un mix di qualità e fortuna, la differenza la fanno soprattutto i dettagli. La Champions League per le big d'Europa, così come l'Europa League, sono però le competizioni in cui i duri cominciano a giocare e i giocatori forti possono diventare campioni. Big Rom, invece, ha di nuovo dato prova di una realtà che non si può ormai ignorare:
Lukaku è solo un buon giocatore, non un campione.