Le parole dell'ex nerazzurro rilasciate al Times. Nazionale, Zidane e Mourinho tra i tempi affrontati. Lunga intervista di Marco Materazzi rilasciata al Times. L'ex difensore di Inter e nazionale ha parlato a tutto tondo del suo passato, del rapporto con Mourinho e poi ovviamente della famosa testata di Zidane nella finale mondiale 2006. "Non mi piace come viene raccontata questa storia. Non rappresenta adeguatamente la mia carriera e quell'episodio non sarebbe mai dovuto accadere. Durante la tensione della finale di Berlino, tra battibecchi e insulti, Zidane mi offrì la sua maglia. Io rifiutai, dicendo che avrei preferito la sua sorella. A quel punto, lui si voltò e reagì in modo scomposto, come tutti ricordano. Da quel giorno non ho mai più rivisto Zinedine", le parole di Materazzi. Lui ha avuto l'onore di condividere lo spogliatoio con gente del calibro di Milito, Sneijder, Zanetti, Maicon. Oggi grazie all'Inter ogni tanto girano il mondo per giocare gare ancora insieme: "Ricondividere il campo con gente come Julio Cesar, Maicon, Zanetti, Lucio, Sneijder, Cambiasso, Figo o Diego Milito è un misto di felicità e nostalgia. Ciò che mi manca di più è lo spogliatoio. Quella sensazione di avere una famiglia fuori dalla tua, persone con cui vivi ogni giorno e con cui condividi tutto". 

Parole al miele per Mourinho

Materazzi intervista E poi inevitabile tornare sul rapporto con Mourinho con cui è ancora legato da un rapporto di stima: "Considero Mourinho il miglior allenatore che abbia mai avuto. Prima di lui, ero abituato ad avere un ruolo di rilievo, spesso ricoprendo la carica di capitano. Tuttavia, con il suo arrivo, ho dovuto imparare ad accettare un ruolo meno prominente. Non è stato facile all'inizio, ma Mourinho è stato onesto con me fin dal primo momento. Mi ha spiegato che la squadra aveva bisogno di un cambiamento e che il mio ruolo sarebbe stato diverso. Anche se all'inizio ho sofferto, ho imparato molto da questa esperienza. Ho capito che il calcio è uno sport di squadra e che il successo dipende dal contributo di tutti, non solo dei giocatori più importanti. Oggi, posso dire con certezza che Mourinho mi ha reso un giocatore migliore, sia dentro che fuori dal campo". Infine, aneddoto sulla finale di Madrid: "Abbiamo pianto. Gli ho chiesto perché se ne andava, perché mi lasciava solo? Ero convinto che con Mourinho avremmo potuto continuare a vincere, magari non un’altra Champions League, ma altri titoli. Ma aveva già deciso di partire per il Real Madrid".
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