Massimo Moratti, ex presidente dell'Inter, non esclude un clamoroso ritorno in società e ne approfitta per ripercorrere i suoi anni di carriera alla guida del club nerazzurro.

Sono emersi ulteriori estratti dell'intervista concessa da Massimo Moratti alla rivista Oggi. L'ex presidente nerazzurro, oltre a non escludere l'ipotesi di un clamoroso ritorno alla guida del club, ha ripercorso la sua carriera all'interno dell'Inter raccontando alcuni aneddoti inediti ed interessanti riguardo a calciomercato, allenatori e società. Ecco tutte le sue parole. Parlando di errori, ripescare i quali dà un certo fastidio allo stesso Moratti, l'ex presidente riesce  giustificarli: "Direi le vendite di Pirlo, Roberto Carlos... ma avevo sempre un motivo e se guardo l'intero percorso è stato un successo. Non abbiamo potuto vincere per molti anni per i motivi che conosciamo". Il riferimento, chiaramente, è a Calciopoli, e così continua: "Era un sistema che controllava ogni cosa, un'assurdità veramente vergognosa. Il calcio si basa sui sentimenti dei tifosi: truccare è la cosa peggiore".

Moratti e i suoi allenatori: "Affezionato a Mancini, Mourinho come Herrera"

Nel corso degli anni alla guida del club nerazzurro sono stati molti i cambi in panchina battezzati da Massimo Moratti, il primo nella persona di Roberto Mancini: "Con lui l'Inter andava benissimo ma disse che se ne sarebbe andato dopo l'eliminazione con il Liverpool e uno Scudetto ancora da vincere. Cambiò idea dopo qualche giorno ma non potevo fidarmi quindi cercai Mourinho, ma resto affezionatissimo a Roberto". Una scelta comunque felice, col senno di poi, perché come tutti i tifosi ricordano proprio lo Special One portò la squadra al triplete: "Scelsi lui perché mi ricordava Herrera. Al porto, prima della semifinale, in conferenza invece che rispondere a come avrebbe affrontato l'avversario disse che già pensava alla finale". Dopo la vittoria della coppa con l'Inter, però, terminò il viaggio in nerazzurro del portoghese che si spostò a Madrid, e Moratti lo ricorda così: "Voleva provare una cosa nuova e lo capisco sempre, ma dopo un po' di tempo mi telefonò. Mi disse che a Madrid stava bene, ma l'Inter era un'altra cosa". Dopo Mourinho in molti provarono a raccoglierne l'eredità in panchina, ma in pochissimi riuscirono ad arrivare al successo. Ci si ricorda di Gasperini: "Con lui non funzionò niente. La squadra non riusciva a seguire le sue idee, mi dispiacque esonerarlo ma non aveva vinto una partita". Un altro nome condiviso con il Real, poi, è quello di Rafa Benitez, molto geloso del suo predecessore: "Forse era molto invidioso di Mourinho, ci fece togliere tutte le sue foto alla Pinetina. Diceva ai giocatori che erano spremuti e toccava a lui rimettere a posto le cose, ma così dava lor un alibi". Dopo lo spagnolo Moratti ne ricorda un altro, Leonardo, con parole di ammirazione: "Fu bravissimo, vinse la Coppa Italia e sfiorò lo Scudetto. Portò anche un bel clima in squadra e società". Impossibile non chiudere con qualche commento sulla proprietà attuale e sulle condizioni dell'Inter, proprio quando l'ex presidente si lascia scappare il commento: "Non la vedo facile tornare, ma non lo escludo. Può darsi". Chiude così su Marotta e Ausilio: "Sono bravissimi, ma stimo molto anche Zhang. Lui è riuscito a riportare l'Inter a vincere e sappiamo che ne ha dovute passare tante".  
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