Cosa rischiano il Napoli e De Laurentiis. Ad aggiungersi al momento più che delicato del Napoli di Walter Mazzarri ci sono le questioni burocratiche riguardanti la trattativa che portò il nigeriano Victor Osimhen alla corte dei partenopei. In quel preciso caso il presidente Aurelio De Laurentiis si aggiudicò le prestazioni del centravanti con un'offerta di circa 76 milioni di euro, che insieme ad alcune contropartite riuscì a convincere il Lille a cederlo. Nonostante nei primi anni il suo inserimento nel campionato italiano sia stato leggermente complicato, Osimhen è riuscito a conquistarsi la fiducia dei tifosi sfornando prestazioni da attaccante formidabile condite da diversi gol. Inutile dire come l'apice della sua maturazione calcistica sia arrivato alla guida di Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli: i suoi 31 gol in 39 partite hanno contribuito non poco all'incredibile stagione degli azzurri, conclusa peraltro con la vittoria dello Scudetto. Tutto molto bello se non fosse che adesso i partenopei rischiano più di qualche guaio a causa di questa trattativa.

Cosa rischia il Napoli?

Nella giornata di ieri la Procura di Roma ha chiuso l'indagine che vede come principale indiziato De Laurentiis per l'accusa di falso in bilancio proprio nell'operazione di Osimhen. In particolare il procedimento è legato a delle insolite plusvalenze fittizie inserite nella trattativa che avrebbero dunque avvantaggiato l'approdo del nigeriano a Napoli. I rischi sono molteplici: da un lato c'è il rischio penale a cui si sottoporrebbe il presidente azzurro, ma dall'altro lato c'è un rischio prettamente sportivo che tutto il panorama partenopeo spera di non percorrere. C'è da dire che questo processo è già stato affrontato nel 2022: in quel caso De Laurentiis avrebbe dovuto pagare un'ammenda di circa 392 mila euro e un periodo di 11 mesi di inibizione sia per lui che per il resto dei suoi consiglieri d'amministrazione, ma il Tribunale decise di prosciogliere sia la società e sia i dirigenti deferiti dopo che la Corte federale d'Appello aveva respinto con forza anche il ricorso effettuato da Giuseppe Chinè, noto procuratore federale. Tuttavia pare che il caso si sia riaperto proprio quest'anno e così come successo alla Juventus ci potrebbero essere dei nuovi elementi in grado di poter penalizzare il Napoli. Una volta arrivate le carte e i documenti necessari, Chinè avrà a disposizione circa un mese per valutare e verificare la presenza di elementi incongruenti e chiedere la revocazione della prima sentenza. In quel caso il Napoli e i suoi dirigenti saranno costretti a testimoniare nuovamente un giudizio, ma se dovessero risultare colpevoli si procederà ad assegnare alcuni punti di penalizzazione. L'unica nota positiva della faccenda è che la penalità sarebbe sicuramente più bassa rispetto a quella assegnata alla Juve. La motivazione è presto detta, poiché nel caso dei partenopei si tratterebbe di un'accusa rivolta ad una singola operazione rispetto alle molteplici operazioni svolte dalla dirigenza bianconera. Ora il Napoli resta concentrato per la finale del prossimo lunedì, ma l'idea di peggiorare ulteriormente la propria stagione rimane viva nei pensieri di tutto il panorama partenopeo.
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Alessandro "Spillo" Altobelli