Adriano Coppa Italia 2005. Per chi oggi, alla voce carta d'identità, vanta un'età compresa tra i 15 e i 35 anni, ricorderà che la Coppa Italia, secondo trofeo nazionale di prestigio dopo lo scudetto, storicamente è stata in un certo senso snobbata dalle principali società italiane, tanto da annoverare nel proprio palmares 16 vincitori differenti dal 1922, anno di istituzione della prima edizione. L'importanza della manifestazione ha però solo da poco raggiunto quell'importanza che si deve a un evento sportivo nazionale: in passato si era soliti vedere la Coppa Italia come un qualcosa di inutile che porta via solo energie e distrae dagli obiettivi principali. Oppure come un paracadute per quelle squadre in cerca di riscatto in una stagione travagliata e ricca di delusioni. L'Inter può annoverare nella propria bacheca 9 Coppe Italia; a un passo dalla stella d'argento, la Beneamata ha spesso ricorso al trofeo nazionale per dare un senso alla propria annata o per dare il via a un ciclo di vittorie senza precedenti e oggi, 12 giugno 2024, ricorre il 19esimo anniversario della finale d'andata dell'edizione 2004-2005 in cui, tra tutti, spiccò un'individualità capace di indirizzare verso Milano la quarta Coppa Italia.

Imperatore di Roma

12 giugno 2004, Stadio Olimpico di Roma. Davanti a oltre 75 mila spettatori e a una tribuna d'onore che parrebbe di stare all'interno del salone Transatlantico di Palazzo Montecitorio, scendono in campo due formazioni che della Coppa Italia ne fanno quel treno da prendere per non rimanere a bocca asciutta in fatto di trofei: i padroni di casa della Roma, ottavi in classifica e qualificati al preliminare di Coppa Uefa e l'Inter, terza in Serie A alle spalle delle imprendibili Juventus e Milan e con uno strano caso di pareggite acuta che l'ha colpita in campionato con ben 18 segni X in 38 partite. Moduli speculari per i due tecnici Bruno Conti, subentrato a Luigi Del Neri a marzo e Roberto Mancini, al primo anno sulla panchina dell'Inter; 4-4-2 che come gioielli davanti possono vantare Totti e Cassano da una parte e Adriano e Martins dall'altra, a scardinare le difese avversarie con velocità, tecnica e classe. Bruno Conti sprona i suoi, che partono fortissimo. Dopo appena 20 secondi, Toldo deve salvare su Cassano, ben imbeccato da Totti davanti al portiere. I due attaccanti giallorossi seminano il panico nella difesa dell'Inter, che soffre e al 6' deve ringraziare il palo dopo l'ennesimo duetto tra Totti e Cassano, con quest'ultimo che va al tiro centrando però il montante. Chivu, su punizione, impegna ancora Toldo, ma alla prima vera occasione gli ospiti passano in vantaggio. Alla mezz'ora, nel momento migliore della Roma, grazie a una giocata spettacolare di Adriano, fino a quel momento spettatore non pagante della sfida dell'Olimpico, l'Inter passa in vantaggio: il numero 10 nerazzurro stoppa il pallone spalle alla porta, si gira e calcia di prima intenzione battendo un incolpevole Curci, con un sinistro al fulmicotone alla sinistra del giovane portiere giallorosso da oltre 25 metri. La botta per lo svantaggio non viene nemmeno assorbita che al 35' la squadra di Mancini perviene al raddoppio: la discesa sulla destra di capitan Javier Zanetti viene ostacolata irregolarmente da Chivu. La punizione battuta da Zé Maria è un invito a nozze ancora per l'imperatore brasiliano che svetta di testa anticipando l'ex nerazzurro Matteo Ferrari segnando la rete del 2-0. E' un gol decisivo. La rete taglia le gambe alla Roma, che rientra dagli spogliatoi con la voglia di reagire senza però riuscire a impensierire Toldo e la difesa interista. I vari tentativi giallorossi si rivelano inconcludenti e Adriano può continuare il suo show personale, superando chiunque con impressionanti progressioni a dimostrazione che un fisico incontenibile come quello del brasiliano è una minaccia per qualsiasi difesa. L'Inter riesce così a mantenere il vantaggio maturato nel primo tempo e a indirizzare la Coppa Italia sui propri binari. Un Adriano così devastante si aveva avuto modo di ammirarlo in diverse occasioni ma mai in una finale, in cui le giocate dell'attaccante brasiliano, che assieme a Zanetti e Cambiasso saluterà in anticipo la truppa di Mancini per volare in Germania a giocare la Confederations Cup con il Brasile, hanno fatto la differenza e che risulteranno decisive nel totale del doppio confronto finale, che vedrà l'Inter prevalere anche al ritorno grazie a un'altra bomba, su punizione, del compianto Sinisa Mihajlovic e sollevare al cielo di San Siro la quarta Coppa Italia della sua storia.
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