Alexis Sanchez ha di fatto annunciato il suo addio all'Inter al termine di questa stagione. Tracciamo un bilancio della sua doppia esperienza in nerazzurro. "Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di sollevare molti trofei, ma questo scudetto avrà per sempre un posto speciale nel mio cuore. È stato il titolo della seconda stella. Sono orgoglioso di questo gruppo, che ho visto crescere e maturare. Ci tengo a ringraziare tutti e a farvi il mio in bocca al lupo per il futuro". Sono state queste le frasi che sanno di addio pronunciate da Alexis Sanchez ieri sera in Piazza Duomo davanti a centinaia di migliaia di tifosi interisti arrivati da tutta l'Italia per festeggiare la vittoria del tricolore. "Hey amigo, i campioni così". Non può che essere questo lo slogan con cui sarà ricordata l'avventura di Alexis Sanchez all'Inter. Fu lui stesso a dirlo, riferendosi a se stesso, al termine della partita di Supercoppa contro la Juventus. Il match fu deciso da un goal del cileno all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Nel corso della solita intervista il Nino Maravilla affermò di sentirsi un "leone in gabbia", rivendicando lo scarso minutaggio offertogli da Antonio Conte prima e da Simone Inzaghi poi. Queste frasi finirono in pasto ai social, dove divennero veri e propri meme. Ma quelle dichiarazioni erano davvero poi così diverse dalla realtà?

La carriera di Alexis Sanchez parla da sola

Sanchez inter Guardando alla carriera di Alexis Sanchez non si può fare altro che togliersi il cappello. Ha giocato nei club più importanti del mondo, spesso e volentieri da protagonista. Stiamo parlando di uno che è stato in grado di condividere lo spogliatoio con un certo Lionel Messi e di essere allenato da Pep Guardiola, il tutto nella squadra forse più forte di sempre, il Barcellona. Per diversi anni inoltre è stato il simbolo dell'Arsenal, confermandosi di anno in anno tra i migliori giocatori di un campionato difficile come la Premier League. Ma la sua gloriosa carriera non si limita alle squadre di club, anzi. In Cile ha la stessa risonanza mediatica che Maradona ha in Argentina. Da anni è il leader tecnico e carismatico della Roja. Con la propria Nazionale è stato in grado di sollevare ben due Cope America, le uniche conquistate dalla selezione cilena in tutta la propria storia. Per spiegare la figura di Sanchez basta spiegare come è arrivata la conquista della prima. La finale di Copa America del 2015 si stava giocando tra Argentina e Cile. Il match terminò in pareggio alla fine dei tempo regolamentari e la storia si ripetè ai supplementari: si andò ai calci di rigore. Per l'Albiceleste sbagliarono dal dischetto Ever Banega, ex conoscenza nerazzurra, e Gonzalo Higuain. A Sanchez toccò il pallone decisivo. Se il cileno avesse sbagliato, l'esito sarebbe tornato ad essere in bilico. Se avesse segnato il Cile avrebbe potuto festeggiare la prima Copa America della propria storia. Insomma, in quel momento aveva un Paese intero sulle proprie spalle. I giocatori normali tremano dinnanzi ad una situazione del genere, solo alcuni con un'aura speciale attorno si esaltano. È il caso del Nino, che decise di fare il cucchiaio: palla in rete e festa grande.

L'esperienza all'Inter

Sanchez non è mai stato un titolare dell'Inter. Il suo arrivo non fu particolarmente esaltato dai tifosi. Il cileno infatti veniva da una brutta esperienza al Manchester United che aveva molto ridimensionato la sua figura nell'immaginario collettivo. È stato però il primo campione conclamato a scegliere l'Inter per ripartire. Il club nerazzurro, dopo anni bui, stava finalmente tornando ad avere una propria credibilità europea. Il fatto che un giocatore del calibro di Alexis Sanchez avesse accettato la proprosta dell'Inter senza la certezza di far parte dei titolari era una grande cosa per tutto l'ambiente. Nessuno se ne rese conto al tempo, pochi lo hanno capito adesso. Da subentrante Alexis Sanchez ha sempre dato il proprio contributo. Nonostante sia arrivato nel bel mezzo della parabola discendente della propria carriera, è sempre stato in grado di assicurare colpi e giocate da giocatore diverso dagli altri. Non esiste un solo compagno di squadra che ne parli come di un calciatore come gli altri. Anche dai colleghi viene percepito come leggenda, come è giusto che sia.  A molti tifosi non sono mai andate giù le frecciatine social riservate ai suoi allenatori, rei di avergli concesso poco spazio nel corso degli anni. Anche l'atteggiamento estremamente pieno di sè del cileno ha infastidito molti nel corso degli anni. La verità però è una e una sola: senza la convinzione di essere i numeri uno a certi livelli non ci si arriva. La sua autostima è elevatissima e forse persino esagerata, ma tra i migliori ci si resta solo se la si ha. Alexis Sanchez ha le stimmate del campione e lo sarà per sempre, nonostante i fisiologici cali di rendimento dovuti all'età. Inoltre avere una personalità del genere all'interno di uno spogliatoio non può che essere di aiuto per i più giovani. Rimpiazzarlo non sarà semplice per l'Inter, che in vista del prossimo anno dovrà pensare ad un sostituto del cileno. Un giorno forse ci renderemo conto della fortuna che abbiamo avuto. Vedere un campione come Alexis Sanchez calcare il campo di San Siro con la maglia nerazzurra addosso non è stata una cosa da poco. La speranza è che possa andare in qualche squadra in cui sia libero di esprimere al meglio tutto il suo potenziale. Grazie a te Nino e scusaci, un giorno ci renderemo conto.
Cos'è Jdentità bianconera: chi c'è dietro all'associazione che ha emesso un esposto contro l'Inter
Zazzaroni: "Festa scudetto Inter? Mi sono divertito di più con quella del Napoli"