Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Alessandro Bastoni ha parlato di com'è nata questa Inter, della seconda stella e del paragone con Conte.  Non ama sicuramente essere al centro dell'attenzione, ma nessuno può ignorare il rendimento straordinario che Alessandro Bastoni è riuscito a mantenere nel corso della stagione. Nella difesa a 3 la sua crescita è stata esponenziale, passando da piccolo prodigio dell'Atalanta a solida certezza dell'Inter. Inizialmente non è stato così semplice riuscire ad imporsi nelle gerarchie serrate dei nerazzurri, ma tramite il duro lavoro e la dedizione per questa squadra si è conquistato meritatamente il posto da titolare. Una grande soddisfazione che nel corso della sua carriera in nerazzurro è stata contornata da altrettanti trofei, fra cui lo Scudetto nell'era di Antonio Conte. Uno Scudetto che adesso sembra essere destinato a tornare. Un trofeo che manca da 3 anni e che già 2 anni fa poteva tornare nelle mani dell'Inter, ma che per un errore difensivo è stato regalato ai cugini del Milan. Una brutta batosta, sì, ma che ha poi portato i nerazzurri a compiere un percorso di crescita senza precedenti, dove nel mezzo c'è stata anche una finale di Champions League. Insomma, una vera e propria trasformazione che proprio il difensore nerazzurro ha voluto spiegare ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

Bastoni: "C'è una differenza fra l'Inter di Conte e quella di Inzaghi"

Bastoni Inter Sebbene fosse assente, la partita di Udine è stata un vortice di emozioni anche per il centrale italiano, che di fatto ha festeggiato - seppur a distanza - con i suoi compagni: "Vittoria con l'Udinese Ho festeggiato molto. Mia figlia già dormiva e l'ho svegliata con le urla. Ovviamente mi dispiace, ma in questo caso sapevo e sapevamo tutti dell'importanza del risultato. Il nostro obiettivo era quello di mantenere il margine sulla seconda: ci siamo riusciti e dunque l'euforia si spiega così". La grande emozione che si prova dopo aver vinto uno Scudetto è indescrivibile: Bastoni questo lo sa, ma nonostante tutto c'è una differenza sostanziale tra il successo di Conte e quello di Inzaghi: "C'è differenza fra i due Scudetti. Con Conte già da inizio anno la nostra vittoria era molto attesa. Eravamo i favoriti. Stavolta, invece, nessuno avrebbe mai pensato di trovare l'Inter in questa posizione. Io non ricordo un addetto ai lavori metterci avanti in partenza. Persino noi giocatori non avremmo mai pensato di ritrovarci qui: capiamoci, non tanto per le qualità dei giocatori che sarebbero arrivati, quanto per quali uomini sarebbero entrati in gruppo. La vittoria di questo Scudetto sarebbe una bella rivincita per noi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Possiamo dirlo: sarebbe un successo del gruppo Inter". L'idea di poter dominare un campionato in lungo e in largo come è successo quest'anno non era di certo immaginabile, ma si dia il caso che l'obiettivo Scudetto è stato più volte citato già nella tournée estiva. Una convinzione molto forte che il classe 1999 afferma sia nata circa un anno fa: "La convinzione di poter fare bene è nata dalla seconda parte della stagione scorsa. Noi calciatori ci siamo parlati poiché dopo un avvio brutto è sempre difficile ritrovare una quadra. Posso dire che quello è stato uno dei momenti più difficili vissuti all'Inter. Tuttavia, dopo quella chiacchierata le cose sono cambiate e abbiamo acquisito maggiore convinzione. Di certo anche aver disputato la finale di Istanbul ci ha aiutati molto". Un altro aspetto non trascurabile è la possibilità di vincere matematicamente lo Scudetto nel giorno del Derby della Madonnina. L'ex difensore del Parma, però, non si fa fregare dall'entusiasmo: "In linea di massima è sempre bello vincere il derby a prescindere da tutto. Quest'anno è un caso che una vittoria possa decidere lo Scudetto. Io sono tranquillo e posso dire che vogliamo vincere la partita per noi stessi e per i tifosi. Sinceramente non possono bastare le 5 vittorie precedenti contro il Milan, così come non basterebbero 50 o 100 successi. Insomma, l'importante è raggiungere la vittoria per far contenti i nostri tifosi". Il merito di questa strabiliante stagione è dei giocatori, eppure c'è qualcuno che ha guidato in maniera eccezionale questo gruppo di giocatori, i quali non fanno altro che elogiare il suo operato di questi 3 anni: "Il mister Simone Inzaghi ci ha suggerito l'idea di mobilità che si vede. Tuttavia se questo accade è anche grazie alla disponibilità e all'atteggiamento mentale generale di tutta la squadra. Se per esempio io vado in attacco, Lautaro o Mkhitaryan sanno che devono andare in difesa. Tutti difendono, tutti attaccano: c'è un codice che rispettiamo, sappiamo ciò che dobbiamo fare ed ecco che viene fuori l'Inter che vedete voi". In conclusione, Bastoni ha poi parlato del percorso europeo di questa Inter, che nell'arco di 3-4 anni è passata dal festeggiare una qualificazione agli ottavi al provare una forte delusione dopo un'eliminazione prematura dalla competizione: "Se vogliamo essere più forti in Europa credo ci debba essere una certa abitudine a giocare quel tipo di partite. Prima di Inzaghi l'Inter non arrivava agli ottavi da un'infinità, ma dopo un duro processo di lavoro e determinazione stiamo crescendo anche in questo campo. Basti solo pensare al fatto che viviamo con rammarico il fatto di essere usciti agli ottavi con l'Atletico, mentre due anni fa era quasi un evento essere eliminati dal Liverpool. A mio avviso questo non può che essere un grande cambiamento di mentalità di questa squadra. Naturalmente fa male aver visto Atletico-Borussia, ma se non siamo passati vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa. Sicuramente è un motivo in più per riprovarci il prossimo anno. L'errore è stato subire subito l'1-1 a Madrid dopo essere andati avanti".
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