Nicolò Barella è da anni simbolo della rinascita interista targata Suning. Il centrocampista sardo, trasferitosi a Milano nell'estate del 2019 è insieme a Lautaro, arrivato un anno prima, il simbolo della rinascita e del ciclo vincente iniziato con la gestione di Antonio Conte. Pagato ai tempi una cifra consistente, intorno ai 50 milioni compresi i bonus, Barella si è mostrato fin da subito legatissimo ai colori nerazzurri e capace di ritagliarsi un ruolo da protagonista assoluto. La prima stagione interista si conclude con un secondo posto e una finale di Europa League persa, che però come per sua stessa ammissione fece capire al gruppo quanto di buono si era costituito, ponendo le basi per la stagione storica del diciannovesimo scudetto. In quella stagione, Barella fu decisivo segnando il gol che valse il 2-0 contro la Juventus di Pirlo nel big match di San Siro. Un simbolico passaggio di consegna tra la squadra dominante nei nove anni precedenti, verso la rivale di sempre che avrebbe poi proseguito la cavalcata trionfale staccando di svariati punti la seconda classificata, il milan di Stefano Pioli.

Il Percorso di Nicolò sotto Inzaghi

Nella prima stagione di Inzaghi, Barella sembra compiere il passo successivo nella propria carriera. Inizia infatti la stagione 2021/2022 con una consapevolezza mai vista prima, forte anche della conquista del titolo europeo con la Nazionale guidata da Mancini. Il suo inizio di stagione è costellato da gol e assist e un'intesa con Lautaro Martinez in fase d'attacco da far invidia a tutti le rivali. Come sappiamo la stagione si concluderà con due trofei: Supercoppa Italiana vinta a San Siro contro la Juventus di Allegri all'ultimo secondo e Coppa Italia conquistata all'Olimpico di Roma sempre contro i bianconeri e collezionando 3 gol e 11 assist. Ma la delusione dello scudetto perso per pochissimo contro il Milan, ha lasciato una ferita aperta e ancora dolorosa per l'Inter e sopratutto per i giocatori che l'Inter la sentono come una seconda pelle. E Nicolò è certamente tra questi, insieme a Capitan Lautaro, Bastoni e Di Marco, simboli di un Inter giovane (eta media: 25 anni) ma capace di arrivare e confermarsi ai massimi livelli, sia in Italia che in Europa. Le offerte e gli interessamenti ricevuti da parte dell'Inter in questi anni non hanno mai portato al'inizio di una trattativa per questi giocatori perché la risposta è sempre stata la stessa: sto bene a Milano e non ho intenzione di spostarmi. Una frase semplice ma che racchiude dentro di sé mille significati. Tornando al percorso di Barella in nerazzurro la scorsa stagione è stata ombre e luci così come per tutta la squadra. I mesi finali della scorsa stagione hanno però segnato la rinascita dell'Inter, con la conquista del terzo posto valido per la Champions e sopratutto la cavalcata meravigliosa in Champions League, con tanto di doppio derby in semifinale. Al fischio finale del derby di ritorno del 16 maggio, Barella scoppiava in lacrime, abbracciando Lautaro proprio sotto lo spicchio di curva verso il quale un anno prima cercava di consolare l'attuale capitano, allora in lacrime per l'esito amaro dello scudetto. Si racconta che le parole sussurrate da Barella siano state "ci rifaremo l'anno prossimo". Missione compiuta in un certo senso, grazie ai cinque derby del 2023 tutti vinti nettamente. Ma è la finale di Istanbul, per quanto possa lasciare l'amaro in bocca, a rappresentare la vera svolta per l'Inter e anche per Barella. La maturità acquisita dopo questa finale ha permesso all'Inter di essere più serena e compatta fin dall'inizio della stagione, delineando un chiaro obiettivo: la conquista della seconda stella. Le altre competizioni sono certamente importanti, sopratutto economicamente, e da onorare fino all'ultimo ma la priorità di questa stagione è il campionato. Obiettivo forse anche troppo sbandierato e usato da avversari e critici come leva in caso di mancato raggiungimento dell'obiettivo. Al momento infatti, sembra che l'unica vincitrice plausibile di questo campionato sia proprio l'Inter,  con le altre squadre che si nascondono dietro degli obiettivi minimi come il quarto posto quando si trovano a sole due lunghezze dal primato. Tornando alla stagione attuale e a Barella, dopo un'inizio non al massimo da parte del centrocampista, complici anche questioni extra-campo molto delicate di cui non si poteva essere a conoscenza, il livello e la qualità di gioco e di giocate del sardo sono tornate su livelli altissimi, da vero top player. Certamente, il fatto di non saltare quasi mai una partita, alla lunga può portare a un fisiologico calo di condizione. Bravo Inzaghi e la squadra a sostenerlo nei momenti in cui la giocata o il gol non riusciva.

Leader e uomo squadra

Nell'analisi fornita dalla Gazzetta dello Sport sul rendimento in crescita di Barella, trova risalto l'episodio del passaggio sbagliato verso Alexis Sanchez in occasione del possibile gol del 3-1 contro il Verona. Azione che a prescindere dall'esito sarebbe stata annullata per assegnare il rigore al Verona, che però ha aperto un mini dibattito tra i tifosi. In molti hanno sottolineato la generosità del peso di Barella nel fornire la palla del gol più facile a un compagno in difficoltà come Sanchez, forse conscio del fatto che ci sia bisogno che anche Alexis ritrovi le giuste vibrazioni in campo. Altri invece hanno puntualizzato come, in questa occasione il centrocampista avrebbe dovuto segnare il gol. Come detto, l'esito di quell'azione non avrebbe impattato poi sul risultato finale perché sarebbe stato comunque annullato dal VAR. Ma il gesto di Barella, in aiuto del compagno bisognoso di fiducia e di gol, è piaciuto allo spogliatoio. Nicolò ha anteposto il "noi" all' "io". Questo è il sentimento che si respira quest'anno nello spogliatoio nerazzurro, orfano dei senatori storici come Handanovic, D'Ambrosio, Dzeko e Brozovic. L'addio di Lukaku, inoltre, e le modalità in cui è avvenuto hanno compattato ancora di più il gruppo, permettendo ai nuovi arrivi di entrare in un ambiente privo di tossicità e problemi personali. Viene così spiegata la difesa di Chala al compagno Arnautovic, reduce da una prestazione opaca contro il Verona; ma anche l'esultanza scherzosa di Thuram con Pavard o ancora le non polemiche da parte di chi gioca meno come Frattesi, Asslani e Sanchez. Tutti i giocatori sono consapevoli che per arrivare in fondo a tutte le competizioni e rendere questa una stagione storica per il club serve remare tutti nella stessa direzione, compattandosi e lasciando personalismi fuori da Appiano.
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Alessandro "Spillo" Altobelli