Sebbene non abbia molta importanza per i nerazzurri, Inter-Lazio riserva sempre delle sorprese inaspettate. Ecco qui riuniti tutti gli ex di giornata.

Sulla carta rimane e sempre rimarrà un grandissimo match, ma lo scontro fra Inter e Lazio di questa domenica sarà relativamente importante per i nerazzurri. L'obbligo morale impone di far bene fino in fondo per rispettare il desiderio e la volontà dei tifosi di vedere una formazione agguerrita e con la fame di vittoria, ma oggettivamente parlando non ce ne sarebbe poi così bisogno. Lo Scudetto è stato assicurato già un mese fa, così come la qualificazione in Champions League, e questo non può che far pensare ad un calo di rendimento dei nerazzurri, specie dopo una stagione di puro dominio in Serie A. La neonata Lazio di Igor Tudor, invece, è alla ricerca di punti preziosi per poter ambire ad un ingresso clamoroso in Champions League, dopo aver navigato a metà classifica per più di qualche mese. Il rendimento dei biancocelesti dall'arrivo del tecnico croato è migliorato notevolmente, facendo dimenticare in fretta l'ex Maurizio Sarri e permettendo ai tifosi di sognare una qualificazione alla massima competizione europea che prima di oggi sembrava irraggiungibile. Come di consueto - seppur dopo molto tempo - qui si potranno analizzare ben 5 profili che hanno avuto la possibilità di giocare per entrambe le squadre a partire dalla stagione 2020/2021.

Joaquin Correa - Lazio (2018-2021), Inter (2021-2023)*

Uno dei principali indiziati all'addio definitivo dall'Inter, ma anche un giocatore di spicco e dalle grandi qualità nel suo passato biancoceleste. L'argentino Joaquin Correa può dividere in due parentesi ben distinte la sua esperienza nel massimo campionato italiano: la prima ricca di soddisfazioni, la seconda piena di delusioni e aspettative mancate. Arrivato a Roma dal Siviglia nel 2018, il classe 1994 entra subito nelle corde di Simone Inzaghi, che lo schiera regolarmente come punta centrale - assieme al suo partner Ciro Immobile - nel suo classico 352. La sua dinamicità e il suo essere imprevedibile lo rendevano un profilo piuttosto interessante per i biancocelesti, che riusciva a connettersi in maniera impeccabile con una pura macchina da gol. In 117 gare disputate con la Lazio, Correa ha collezionato 30 gol e 18 assist, oltre che il rispetto dei tifosi per quanto donato alla causa. Tutt'ora i biancocelesti sono la squadra in cui il quasi 30enne ha performato meglio. Complice lo spostamento di Inzaghi e la sua volontà di averlo ancora con sé, il centravanti argentino decide di trasferirsi all'Inter con l'idea di rivivere un altro Lazio-bis. Tuttavia le gerarchie erano piuttosto chiare: il posto da titolare era occupato da Lautaro MartinezEdin Dzeko, con Correa pronto a subentrare in caso di necessità. In 2 anni di permanenza a Milano il classe 1994 è riuscito a mettere a segno solo 10 gol e 5 assist in 77 partite giocate, trasformandosi più in un esubero che in un giocatore su cui contare. L'affollamento nel ruolo ha poi contribuito sempre di più a spedire l'ex Siviglia fuori dalle gerarchie di Inzaghi, il quale non poteva fare a meno di gente come il cigno di SarajevoRomelu Lukaku Alexis Sanchez. Questa stagione è passato in prestito al Marsiglia, ma nemmeno in Francia è riuscito a riscattarsi. Ora tornerà alla base, ma difficilmente resterà.

Felipe Caicedo - Lazio (2017-2021), Inter (2022)

Noto per il suo enorme pregio di segnare sempre nei minuti di recupero, nonché per la sua discreta abilità nel risultare pericoloso nei momenti meno opportuni. L'ecuadoriano Felipe Caicedo è sempre stato il vero pupillo di Inzaghi, che nel momento del bisogno inseriva a partita quasi conclusa per sperare in un gol. La sua carriera è alquanto interessante, poiché il centravanti classe 1988 ha girato parecchie squadre durante la sua carriera. Alla Lazio arriva nel lontano 2017 dopo una parentesi all'Espanyol: a Roma vive la sua migliore esperienza in carriera, collezionando 33 gol e 15 assist in 139 presenze. Ha spesso ricoperto il ruolo di 'super-sub', dunque la mancata titolarità per molti anni non gli ha permesso di incidere maggiormente. Tuttavia il suo impatto è stato sicuramente positivo, nonostante i numeri registrati non siano poi così impressionanti. La grande stima di Inzaghi gli ha permesso di viversi una sorta di gita a Milano, sponda Inter. In 6 mesi di permanenza nel club, Caicedo ha giocato un totale di 21', prendendo parte esclusivamente agli impegni in campionato. Sicuramente un esperienza da ricordare, viste le circostanze.

Matias Vecino - Inter (2017-2022), Lazio (2022-)

L'uomo del ritorno in Champions League dopo 7 anni dall'ultima volta. L'uomo della prima vittoria nella competizione dopo tutto quel tempo. L'uomo dei gol pesanti e della garra charrua. Insomma, Matias Vecino è stato protagonista di parecchi momenti importanti nella storia dell'Inter, capace di lasciare il segno quando più ce n'era bisogno e di incidere fortemente sui risultati ottenuti. Un'abilità che già qualche anno fa era stata individuata dai dirigenti nerazzurri, che dopo averlo visto alla Fiorentina hanno deciso di tesserarlo. In 127 partite con la squadra, Vecino ha raccolto 13 gol e 7 assist: di certo non sono numeri da capogiro, ma si dia il caso che molti di quei gol sono stati parecchio decisivi per le sorti delle stagioni passate a difendere i colori dell'Inter. Iconico il suo "L'ha ripresa Vecino" dopo il gol vittoria nella sfida casalinga contro il Tottenham. L'arrivo di nuovi innesti a centrocampo e la caduta in basso nelle gerarchie di Inzaghi hanno portato il classe 1991 a sposare la causa della Lazio, guidata dal tecnico toscano Sarri. La presenza dell'ex allenatore del Napoli è stata determinante per il centrocampista uruguayano, che sarebbe tornato dunque a lavorare insieme a lui a distanza di 7 anni dall'ultima volta, quando i due erano impegnati all'Empoli. In 83 presenze Vecino ha collezionato 11 gol e 2 assist, oltre che prestazioni di assoluto livello e un ruolo di leader all'interno dello spogliatoio.

Stefan De Vrij - Lazio (2014-2018), Inter (2018-)

Il centrale olandese Stefan De Vrij rientra ancora nella lunga lista di beniamini di Inzaghi. Tuttavia il suo arrivo in nerazzurro non coincide con l'approdo del tecnico piacentino. Ma andiamo con ordine: il classe 1992 si trasferisce a Roma dopo le ottime stagioni passate nella sua squadra del cuore, il Feyenoord, con l'obiettivo di migliorare ulteriormente nel suo ruolo. In 4 anni il centrale olandese gioca ben 118 partite, segnando 10 gol e effettuando 4 assist. Nel mezzo della sua avventura capitolina un brutto infortunio lo ha costretto a rientrare ai box, sostenendo un “intervento di micro fratture del condilo femorale laterale e meniscectomia selettiva laterale in artroscopia del ginocchio sinistro”. Nulla di grave, poiché poi proseguirà i suoi rimanenti 2 anni in biancoceleste vincendo anche una Supercoppa Italiana, la prima della sua carriera. In seguito a quel fatale Lazio-Inter, De Vrij si unisce alla causa nerazzurra, voluto fortemente da Luciano Spalletti. All'Inter trova finalmente la sua dimensione, interpretando il ruolo in maniera impeccabile. L'auspicio era quello di ricoprire un ruolo fondamentale nelle vittorie e nelle conquiste dei nerazzurri, prendendone parte attivamente e risultando decisivo nel raggiungimento di quest'ultimi. Da lì in poi sono arrivate la bellezza di 236 partite. 10 gol e 7 assist. 2 Coppa Italia. 3 Supercoppe Italiane. 2 Scudetti. Il primo conquistato con l’incredibile corazzata di Conte: assieme a Milan Skriniar e Alessandro Bastoni, De Vrij componeva la difesa a 3 più forte del campionato, supportata da un centrocampo di livello e da un attacco iper velenoso. 91 punti e Scudetto assicurato, peraltro rompendo definitivamente il dominio della Juventus. Il secondo? Beh, questo lo sappiamo tutti com'è arrivato.

Francesco Acerbi - Lazio (2018-2022), Inter (2022-)

In pochi possono contare su un rendimento costante come Francesco Acerbi, altro superstite della banda preferita di Inzaghi. Il suo viaggio fra le grandi società italiane inizia nel 2018, quando dal Sassuolo viene acquistato dalla Lazio. In maglia biancoceleste si può dire che trova la sua consacrazione nella massima serie - 10 gol e 7 assist in 173 presenze -, iniziata proprio al primo anno completo con il Sassuolo. In Emilia la titolarità intoccata ha permesso non solo di servire su un piatto freddo la giusta vendetta a quel tumore che tanto lo aveva fatto soffrire, ma anche di sviluppare una forte consapevolezza nei propri mezzi. A Roma le pressioni da squadra importante e le richieste incessanti dei tifosi hanno poi contribuito a costruire una mentalità forte, formata dalla giusta dose di fame di vittoria, determinazione e un pizzico di superbia velata. In maglia biancoceleste vive un viaggio meraviglioso, contornato dall’amore dei tifosi e da due trofei importanti come la Coppa Italia e la Supercoppa italiana. L'arrivo di Sarri ha portato il centrale 35enne a cambiare destinazione, rispondendo alla chiamata di Inzaghi all'Inter. Qui il suo viaggio non è stato facile, ma poi le prestazioni eccezionali in campionato e in Champions League - una su tutte in finale contro il giovane Erling Haaland -, i gol pesanti contro la Roma o il Milan e la dedizione profonda alla causa nerazzurra sono state tutte peculiarità dell’animo di Acerbi, il quale è riuscito a conquistarsi la fiducia dell’ambiente. Il 20° Scudetto è solo la punta di un albero meraviglioso, con una fitta divisione di rami e di storie parallele che gli hanno permesso di collegarsi con l'ambiente nerazzurro. I 4 gol e i 3 assist in 85 partite sono solo dati che però testimoniano il senso di appartenenza e la professionalità dimostrata da un uomo fin troppo contestato.
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