Julio Cesar intervista. In attesa della sfida di domani a Bologna, la Gazzetta dello Sport ha intervistato Julio Cesar, che oltre a ricordare i vecchi tempi, ha avuto modo di esprimere diversi pareri sull'Inter allenata da mister Simone Inzaghi. Lo ha fatto a margine della sfida giocata in Georgia dall'Inter Legends. Prima di ogni cosa, l'estremo difensore brasiliano ci ha tenuto a chiarire una volta per tutte le continue similitudini con la formazione nerazzurra del 2010, anno storico che ha visto la banda di José Mourinho conquistare il Triplete. Julio Cesar afferma che questo paragone non abbia particolare senso: "Basta fare paragoni. La mia Inter del 2010 era speciale e tutt'ora è ancora bello ritrovarsi tutti insieme per vestire il nerazzurro e giocare una partita di calcio. La squadra di oggi ha caratteristiche diverse, ma non per questo non è speciale. Credo che la squadra di Inzaghi sia speciale a suo modo". Successivamente ha preferito spiegare il suo punto di vista sulla squadra odierna: "Penso che la squadra di oggi sia molto forte e agguerrita. Personalmente ho sempre pensato che nel calcio la cosa più bella ed importante fosse la fiducia, sia in se stessi che nei compagni. L'obiettivo è avere la possibilità di sentirsi forti tutti insieme e, grazie a questo, dimostrarlo poi in campo. Detto ciò, penso davvero che questa Inter sia l’esempio perfetto di cosa significhi ‘fiducia’: lo si vede nel modo in cui giocano, si cercano e credono in quello che fanno. È anche grazie a questo che vincono continuamente. Gli uomini di Inzaghi hanno raggiunto uno status che gli permette di puntare a qualsiasi obiettivo. Lo Scudetto credo sia ormai certo, ma anche la Champions League è del tutto possibile".

"Squadra forte e agguerrita. Sommer? Mi ha stupito"

squadra esulta Lecce-interL'ex portiere nerazzurro ha poi illustrato le motivazioni della grandezza di questa squadra: "Questa Inter è così forte grazie al Manchester City! Che sia chiaro: è impossibile non citare Inzaghi, che sta gestendo tutto in una maniera fantastica, ma penso che la maggior parte dei risultati ottenuti finora sia merito della brutta sconfitta nella finale di Champions. L'opinione pubblica vedeva il Manchester City favoritissimo, e invece ha dovuto faticare molto per portarsi a casa il trofeo. L’eredità di quella partita è stata importante a prescindere dal risultato: in quel preciso momento tutto il mondo si è reso conto di quanto questa Inter sia diventata matura su tanti aspetti. Una maturazione che anche l'Inter stessa si è accorta di aver sviluppato: questa convinzione, unita ad una rosa competitiva, accompagna la squadra verso quegli obiettivi". Ovviamente non poteva non esserci qualche dichiarazione sull'attuale capitano Lautaro Martinez: "Non c’è dubbio: Lautaro è uno dei migliori in circolazione. Io credo che la sua maturazione non sia affatto conclusa qui, perché ogni anno aggiunge qualcosa. Una sua peculiarità è che non si arrende mai: ora segna sempre, ma ciò che più mi ha colpito è stato il suo atteggiamento quando non riusciva a fare gol. Il modo in cui ha gestito i momenti difficili, nonostante la pressione esterna, è stato davvero da campione esemplare. D'altronde non è un caso che sia capitano e un punto di riferimento per tutto il panorama nerazzurro. Se riesci a raggiungere questo livello in un club così grande, devi essere per forza un giocatore di altissimo livello". Alcune battute anche sul portiere nerazzurro Yann Sommer, che con le sue prestazioni ha lasciato stupito la leggenda dell'Inter: "Sono onesto: non mi sarei mai aspettato questo tipo di prestazioni da lui. Mi ha stupito positivamente e ora è una sicurezza. Approdare in squadra dopo un portiere di livello come Onana, che peraltro ha cambiato il modo di intendere il ruolo, non era per nulla semplice. Sommer, invece, ha preso il suo posto con semplicità: del resto non si passa al Bayern per caso. Viste le sue qualità, probabilmente Sommer è stato solo l'ultimo dei casi di un giocatore sbocciato in tarda età". In conclusione Julio Cesar ha poi analizzato il prossimo avversario dell'Inter, allenato peraltro da un suo vecchio amico: "Io penso una cosa: un conto è giocare bene e un’altro è capire come giocare bene. Negli anni ci sono stati molti calciatori che si apprestavano semplicemente ad eseguire gli ordini, ma non avevano presente ciò che stavano facendo. Thiago in campo leggeva benissimo ogni sfumatura del gioco: in tanti si chiedevano come facesse a giocare nell’Inter o nel Barcellona un giocatori così lento, eppure ciò che non traspariva era che fosse un giocatore strepitoso, sia con i piedi che con la testa. Personalmente non avevo dubbi sul fatto che sarebbe diventato un grande allenatore: lui e Cambiasso avevano una dote innata, erano portati per un ruolo di responsabilità. Alla fine il Cuchu non ha scelto questa professione, ma a mio avviso aveva tutto per sedersi in panchina. C'è da aggiungere anche che Thiago conosce il metodo per insegnare i propri concetti. A Bologna ha trovato il posto giusto per farlo, con ottimi giocatori. Per me merita assolutamente la qualificazione in Champions League".
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Alessandro "Spillo" Altobelli