La Lega Serie A si è appena congedata dall'Arabia Saudita dopo aver ospitato la 36°edizione della Supercoppa Italiana che, nel nuovo formato a quattro squadre, per la terza volta consecutiva e ottava totale nella sua storia, l'Inter di Simone Inzaghi nella finale contro i Campioni d'Italia del Napoli. Fatta eccezione per la sciagurata parentesi dei fischi contro il minuto di silenzio per la scomparsa di Gigi Riva, l'esperienza in terra araba sta pavimentando una nuova idea, che nel turbinio di nuove idee e riforme porterebbe il calcio italiano verso nuove frontiere.

Serie A globale

La nuova Final Four per l'assegnazione della Supercoppa Italiana ha riscosso successo tra le società che vi hanno preso parte e ha soprattutto contribuito a rafforzare i rapporti commerciali e diplomatici tra la Lega Serie A e il la corrispondente dello stato saudita, giunto alla seconda edizione come paese ospitante e nel quale, in primavera, aprirà un nuovo ufficio dopo quelli già presenti a New York e Abu Dhabi. E ciò ha portato a diverse riflessioni tra cui una in particolare; dalla voce del Presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ospite del Riyad Social Forum Summit, organizzato prima della finale di Supercoppa, è emersa la concreta possibilità di valutare il trasferimento per intero di una giornata del nostro campionato oltre i confini del Belpaese e magari proprio in Arabia. Seguendo il modello adottato dall'NBA, il numero uno della Lega ha proposto anche nuovi scenari dove poter portare a conoscere il nostro calcio, come gli Stati Uniti,  e l'India.

Pro e contro

Sebbene il viaggio verso nuove frontiere rappresenti per la Serie A una notevole visibilità con notevole giovamento delle proprie casse, a margine della proposta, il presidente Casini ha immediatamente fatto il punto sulle problematiche di realizzazione. La prima è legata al fatto che i tifosi andrebbero a perdere una gara e di conseguenza gli stadi mancherebbero gli incassi e i club perderebbero l'entrata economica della giornata, soprattutto in caso di big match. La seconda e non meno importante ragione è che per esportare il proprio calcio è necessaria l'approvazione da parte di Fifa e Uefa. L'idea in Via Rosellini resta comunque viva, ormai da anni, anche se al momento è ancora tutta un'ipotesi.
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Alessandro "Spillo" Altobelli